Rappresentanti della Regione, associazioni di categoria, il consigliere regionale Maurizio Petracca (vice presidente commissione agricoltura). Insieme, intorno allo stesso tavolo, per affrontare un'emergenza che da tempo sta mettendo in ginocchio l'agricoltura irpina: il proliferare dei cinghiali che, indisturbati, deturpano e distruggono colture di ogni tipo provocando danni ingenti al settore.
Per chi siede al tavolo, organizzato dall'Ordine degli Agronomi, non c'è alternativa alla caccia e all'abbattimento degli ungulati, aumentati in maniera esponenziale nel corso del 2020, anno in cui, causa covid, la stagione venatoria non si è tenuta. Tecniche di castrazione o trattamenti sanitari per limitarne la riproduzione, vengono giudicati costosi e di difficile applicazione.
Dunque, la caccia è l'unica via percorribile. Solo che ogni anno la stagione, in base alla legge nazionale, dura pochi mesi. Bisognerebbe modificare la norma. L'emergenza è tale che poche settimane non bastano a ridurre significativamente il numero di cinghiali. In ogni caso, quest'anno si parte il primo ottobre. Ci sono poi squadre di volontari autorizzate che su richiesta, e per specifici territori, possono intervenire tutto l'anno, come è accaduto a Savignano, Villanova, Conza. Ma si tratta di pochi appassionati cacciatori che girano i territori della Campania. Insomma, per chi opera nel settore, servono nuove norme nazionali e più poteri agli enti locali, così da poter avere gli strumenti per fronteggiare l''emergenza e non incorrere nei ricorsi delle associazioni ambientaliste e animaliste.
Commenta l'articolo