Campania sotto attacco. Non solo si è alle prese con il disastro ambientale, ma a ciò si aggiungono le ripercussioni sul mercato agroalimentare. Inizia – infatti – la conta delle catene di supermercati che stanno ridiscutendo i contratti di fornitura con i produttori alimentari regionali. Una situazione che necessita di una presa di posizione istituzionale tanto è che lo stesso ministro dell’Agricoltura, la sannita Nunzia De Girolamo, ha tuonato in difesa del territorio. «Per il momento ho sentito solo voci» – precisa il ministro in un’intervista a "Il Mattino" attraverso cui invita tutti coloro che devono sottostare a forme di pressioni indebita a rivolgersi agli enti territoriali del ministero oppure alle forze dell’ordine. «La speculazione uccide due volte» – aggiunge la De Girolamo spiegando che “così si inquina il mercato trasparente e si fa precipitare nel tracollo i più deboli e indifesi”. Lo Stato sembra pronto a scendere in campo innanzitutto incontrando direttamente le principali catene di distribuzione, dopo di ché ideando una campagna informativa a favore di chi produce. Soprattutto per contrastare lo spot pubblicitario della Pomì che evidenzia come i suoi prodotti siano di esclusiva provenienza padana. Una cosiddetta reclame che ha fatto insorgere l’orgoglio regionale. Nunzia De Girolamo utilizza l’espressione “l’offensiva degli onesti”. La task-force Ministero e Regione è costantemente all’opera e fra gli obiettivi pare ci sia anche la promozione dei prodotti a livello internazionale dando però un segnale forte come quello di punire i disonesti e premiare al contrario chi lo merita. Sarà chiesto anche un intervento dell’EFSA, l’Autorità Europea per la sicurezza alimentare con sede a Parma, per garantire che i prodotti campani sono buoni e possono essere consumati in sicurezza. Il ministro dell’Agricoltura rimarca, infatti, che i nostri prodotti sono i più controllati proprio per la questione emergenziale. Tra l’altro è degno di nota il premio “Gusto 2013” assegnato dall’associazione della stampa estera a Libera e ai prodotti quali pasta, pomodori e melanzane delle cooperative che gestiscono i beni confiscati.