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Inquinamento delle acque, il Comitato No Petrolio sul decreto del "Fare"

inquinamento acque

Dal Comitato No Petrolio riceviamo e pubblichiamo:
"Questa settimana è stato pubblicato il testo dell'emendamento al decreto del "Fare" proposto da alcuni parlamentari, tra cui Angelo D'Agostino, il quale nei giorni scorsi, in una nota inviata ai giornali, scriveva "Si tratta di un emendamento che prevede in maniera chiara che, al fine di impedire e arrestare l'inquinamento delle acque sotterranee, le eventuali fonti di contaminazione diretta o indiretta presenti in un cantiere o in un qualsiasi sito debbano essere eliminate o comunque isolate". Bene, abbiamo letto il testo dell'emendamento, in compagnia degli esperti che ci hanno accompagnato durante il nostro percorso, e si è palesata l'esigenza di dover sollevare  alcuni dubbi e fare le dovute precisazioni (il testo dell'emendamento in calce al presente articolo). Più volte si ribadisce che "gli interventi...sono ammessi solo nei casi in cui, applicando le migliori tecnologie disponibili a costi sostenibili, non è possibile eliminare o isolare le fonti di contaminazione". Se abbiamo capito bene dunque, determinate misure di conterminazione, vanno intraprese solo se non è possibile isolare le fonti contaminanti, e ciò deve essere fatto solamente se "economicamente" e tecnologicamente fattibile: è economicamente fattibile! Nel testo si parla di "eliminare o isolare le fonti di contaminazione presenti nel sito": purtroppo molto spesso tali fonti non sono visibili e bastano solo pochissimi grammi di una sostanza per contaminare per molti anni un acquifero, specialmente in rocce fessurate e carsiche o in sedimenti grossolani. Viene introdotto inoltre il concetto di "risanamento di un acquifero": è necessario tuttavia stabilire le dimensioni dell'acquifero contaminato (il che non è semplice) ed occorrono inoltre dati sulla permeabilità, porosità dinamica, direzione del flusso, gradiente, tipologia chimica esistente, ecc. Le acque emunte nei cicli produttivi, dunque, sono già  più che inquinate. La tecnica proposta sembra essere legata ai cosiddetti cicli di "pump and treat", molto vecchia e relativamente costosa. Ancora, si procede con l'introduzione di "controllo e monitoraggio della porzione di acquifero interessato": come si fa a conoscere la porzione compromessa? L'acquifero (e dunque l'inquinante in esso contenuto) effettua dei camminamenti orizzontali nel sottosuolo, dunque si sposta. Ci sono addirittura casi documentati di fori di controllo dove non si rileva inquinamento perchè la porzione di acquifero interessata si è già spostata di centinaia di metri più a valle. "Panta rei" diceva il filosofo: mentre stiamo là ad osservare, la sostanza si è già dispersa. Il punto 6 non è sufficientemente supportato da alcuna ipotesi scientifica. Nel punto 7 viene introdotta la parte burocratica: "presentazione entro quindici giorni dall'inizio dell'attività  di un progetto di monitoraggio. Il progetto va approvato entro trenta giorni intanto gli inquinanti avanzano, la porzione inquinata cresce di dimensioni, si dà la colpa alla società  petrolifera, quando invece i danni si sarebbero potuti evitare acquisendo le dovute informazioni nel preparare determinati testi di legge, magari sapendo che il maggiore esperto di idrogeologica in Italia (e non solo) è il prof. Massimo Civita, venuto al passato convegno di Avellino, che ha presentato il problema degli idrocarburi legato alle fonti idriche in Senato lo scorso 4 luglio (insieme ad Albina Colella e Maria Rita D'Orsogna) ma che evidentemente non è stato ascoltato. Non si può parlare di interventi solamente se effettuabili "a costi sostenibili". C'è in gioco la salute delle persone e dell'ambiente nel quale esse vivono e dal quale noi tutti dipendiamo. La soluzione? Applicare il principio di precauzione! Un emendamento così costruito, dal nostro punto di vista con l'aiuto degli esperti che ci hanno sempre seguiti, presenta forti incompatibilità  con lo scopo del nostro comitato: la lotta alle trivellazioni in Irpinia. Il nostro consiglio dunque, in virtù dell'esperienza che nel tempo è stata maturata, è quello di interagire con le persone che gratuitamente si sono messe a disposizione della comunità e del Governo italiano, sicuramente più esperte di noi. Anche con il rischio di scontrarsi con i poteri forti. Questo vuol dire assumersi l'impegno di essere rappresentante di un popolo. Quindi apprezziamo l'impegno dei parlamentari che hanno stilato tali documenti, ma li invitiamo ad approfondire il problema prima di procedere con la preparazione di testi di legge."

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