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''La Corruzione Spuzza'', a Sorrento la presentazione del libro di Cantone

SORRENTO – Sarà presentato domani, nel chiostro di San Francesco a Sorrento, il libro “La Corruzione Spuzza” di Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, e Francesco Caringella, presidente di Sezione del Consiglio di Stato, edito Mondadori. L’incontro, che avrà inizio alle ore 18.30, verrà moderato da Simona Agnes, Presidente della Fondazione Biagio Agnes, e avrà, oltre ai due autori, relatori d’eccezione come Antonio Buonajuto, Presidente emerito della Corte d’Appello di Napoli e Presidente della Fondazione Castel Capuano, Roberto Dante Cogliandro, Presidente dell’Associazione Italiana Notai Cattolici, Matteo D’Auria, notaio, Carlo Buonauro, Giudice Tributario della Commissione Provinciale Tributaria di Napoli e di recente nominato Presidente di Sezione, Cesare Sirignano, membro della Direzione Distrettuale Antimafia, Luigi Riello, Procuratore Generale della Corte d’Appello di Napoli. Presente anche Giuseppe Cuomo, sindaco della cittadina costiera che ospita l’evento.Il titolo del libro prende spunto dalla frase pronunciata da Papa Francesco ai ragazzi di Scampia il 21 marzo 2015: «La corruzione "spuzza", la società corrotta "spuzza" e un cristiano che fa entrare dentro di sé la corruzione non è cristiano, "spuzza"».  Nel volume si parla e si scrive molto di corruzione, il punto di partenza della loro riflessione è l'analisi della corruzione del Terzo millennio che, come mostrano le inchieste su «Mafia Capitale» e sul Mose, è diversa dal passato, in quanto si è eretta a sistema pervasivo, tentacolare, spietato. Non solo passaggi di denaro, ma giri vorticosi e smaterializzati di favori, piaceri, collusioni. Non più il classico accordo privato fra corruttore e corrotto, ma la creazione di un'organizzazione criminale attraverso cui politici, burocrati, imprenditori e mafiosi perseguono gli stessi obiettivi. Alla più accentuata pericolosità del fenomeno corruttivo non corrisponde, però, un'adeguata coscienza collettiva della necessità, etica e pratica, di reagire. Un appalto pilotato, una licenza edilizia comprata, una sentenza truccata sembrano vicende che toccano i soldi pubblici, non le nostre finanze personali. E invece quel denaro rubato è anche nostro, perché la cosa pubblica è una ricchezza comune, e la sua gestione immorale danneggia tutti, privandoci di risorse, opportunità e prospettive. È un dovere civile rimboccarsi le maniche e lottare, con armi nuove ed efficaci. Le regole e il codice penale non bastano. Serve la prevenzione, legislativa, amministrativa e culturale. Ma serve, soprattutto, la ribellione indignata di ognuno di noi.

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