1100 aborti eseguiti nello scorso anno, il 22% del totale dell’intera regione Campania. L’ospedale Moscati di Avellino, rispetto al trend regionale per le interruzioni volontarie di gravidanza si riconferma una delle poche realtà ad applicare la legge 194. Una legge che a 40 anni dalla sua entrata in vigore è ancora oggetto di manifestazioni. È il caso dell’ultimo sit-in promosso dalla Cgil davanti ai cancelli della Città Ospedaliera per evidenziare le criticità che si registrano nel nosocomio irpino, dove sono in crescita il numero dei camici bianchi obiettori di coscienza. Il 60% dei medici infatti si rifiuta di mettere in pratica la 194, una situazione che comporta un sovraccarico nei confronti dei colleghi. La Cgil Irpina, tramite volantinaggio, ha ribadito la volontà di schierarsi da parte delle donne nella scelta di un percorso, come quello dell’aborto, delicato e complesso che il più delle volte viene intrapreso perché le donne non sono messe in condizione di crescere un figlio. A sottolinearlo è anche Michele Aprea, responsabile del dipartimento Nuovi Diritti della Cgil Regionale. “Le difficoltà nel crescere un bambino sono legate alle scelte politiche - ha detto Aprea – da quelle economiche, dalla precarietà del lavoro, dai tagli ai servizi. Chiediamo sia data precedenza nelle graduatorie, come avviene nel Lazio, ai medici non obiettori di coscienza all’interno di strutture pubbliche e il libero accesso ai consultori. Rivendichiamo – conclude Aprea – anche il libero accesso alla contraccezione perché c’è la necessità di una sensibilizzazione rispetto all’educazione sessuale a partire dalle scuole”.
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