I borghi, quelli che lentamente stanno morendo, potrebbero ospitare chi sta scappando dalle guerre. È la proposta di un irpino, insegnante e scrittore, Franco Arminio. L’intellettuale irpino lo scrive oggi sulla rubrica “Cartoline” de Il Fatto Quotidiano e sulla sua pagina Facebook sollecitando la politica e gli amministratori. “Faccio appello ai sindaci dell'Appennino, i sindaci dei paesi che stanno diventando musei delle porte chiuse, faccio appello – sostiene Arminio – perché si dichiarino subito disponibili ad accogliere i migranti. Bisogna assolutamente dare una risposta politica immediata. Non hanno senso i parlamenti sulla fotografia da pubblicare o meno. L'Appenino italiano apra le porte ai migranti”. Per lo scrittore il compito di sollecitare coloro che guidano la comunità spetta ad ogni cittadino sensibile. Andare oltre l’esternazione della propria solidarietà attraverso i social media discutendo se sia giusto o meno pubblicare la foto del piccolo bambino privo di vita sulla spiaggia, e divenire protagonisti del cambiamento. Di fatti, come scrive testualmente Franco Arminio: “Non ci può essere una comunità sana senza la capacità di accollarsi una parte di responsabilità davanti a un'emergenza strutturale. Non siamo di fronte a un terremoto o un'alluvione, ma all'inferno costruito da chi difende i suoi asfittici paradisi. L'Appennino italiano può divenire luogo di un nuovo umanesimo che inizia proprio dall'accoglienza dei migranti. Non si sono soluzioni ideali, ma solamente soluzioni coraggiose. Coraggio, cari sindaci dell'Appennino”. Così si conclude l’appello dell’intellettuale nella speranza che qualche amministratore risponda. D’altronde per Arminio “chi non ha coraggio non deve candidarsi a sindaco di un paese, è un mestiere che devono fare solo i coraggiosi”. Nel frattempo in Irpinia si organizza la "marcia degli scalzi". A piedi nudi si percorreranno le strade del centro di Avellino il prossimo venerdì 11 settembre con appuntamento alle ore 17 davanti alla Prefettura per raggiungere il viale dei Platani.