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''Morire a Mattmark'', la strage dimenticata. Ricciardi racconta la tragedia dell'emigrazione italiana

Una strage immane, dimenticata, che oggi torna alla luce grazie al lavoro di Toni Ricciardi. Nel volume ‘’Morire a Mattmark’’, Ricciardi, ricercatore presso l’Università di Ginevra, racconta l’ultima tragedia dell’emigrazione italiana. Il libro, edito da Donzelli, è stato presentato ad Avellino da Generoso Picone del Mattino, dallo storico Luigi Mascilli Migliorini e dall’onorevole Valentina Paris. Correva il 30 agosto del 1965 quando 88 operai, a lavoro per la costruzione di una diga, furono travolti da una valanga causata dal distacco di una parte del ghiacciaio che sovrastava l’area. Morirono 56 italiani, 23 svizzeri, 4 spagnoli, 2 tedeschi, 2 austriaci e un apolide. 
La tragedia colpì anche l’Irpinia. Senza vita furono trovati i corpi di Donato Arminio, ventenne di Bisaccia, e Umberto Di Nenna, cinquantacinquenne di Montella. Su quel cantiere lavorava anche il figlio di Umberto, il signor Salvatore. Quel giorno, fortunatamente, Salvatore non era in Svizzera. Si trovava infatti in Italia, a Montella, dove era tornato per sposarsi. 
A salvargli la vita fu una fortuita coincidenza: mentre il padre era tornato a lavoro, lui aveva un'altra settimana di ferie da scontare. Così apprese del disastro dalla televisione.
Il libro di Ricciardi non racconta solo la storia di Mattmark, ma anche il contesto in cui vivevano gli italiani emigrati in Svizzera. Frutto di un lavoro di ricerca accurato e dettagliato, la pubblicazione del volume arriva a 50 anni di distanza da quella tragedia: un modo per ricordare, ma anche per riflettere sul presente e su come oggi viene gestito il fenomeno migratorio.

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