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Neve, scuole chiuse o attività sospese? Scoppia il caso ordinanze. La Cgil scrive al Prefetto

Scuole chiuse per la neve e ordinanze che fanno distinzioni fra lavoratori che possono stare a casa, e altri che devono raggiungere gli istituti. A notarlo, ma soprattutto a raccogliere i reclami del personale Ata, è stata la CGIL con il segretario generale Franco Fiordellisi e la responsabile della FLC Erika Picariello i quali hanno indirizzato una lettera al Prefetto Carlo Sessa. La richiesta è di “vigilare sulla congruenza dei testi delle ordinanze con le reali condizioni metereologiche e l’esigenza di garantire l’incolumità degli studenti e di tutti i lavoratori”. “Si sono verificare le condizioni più disparate: la più diffusa è stata l’ordinanza – scrive nella lettera Fiordellisi – con l’inopportuna dizione di sospensione delle attività didattiche. Si è così introdotto un elemento di distinzione incomprensibile in termini di tutela della sicurezza fra personale ATA e docente a svantaggio del primo”. C’è di più per la CGIL: “Anche nei casi in cui le ordinanze sindacali hanno più correttamente chiuso le scuole, non si poi è provveduto con un ulteriore giorno di sospensione delle attività per garantire il corretto ripristino del funzionamento degli impianti. Le lezioni – alla riapertura – si sono svolte in aule gelide ed inospitali e in laboratorio inutilizzabili”. Diritto allo studio sì, ma per il sindacato la questione è anche quella di garantire l’incolumità a tutti i lavoratori.

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