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''Non buoni sentimenti ma buone pratiche'': il Natale secondo Melillo

Il messaggio del vescovo di Ariano-Lacedonia, Monsignor Sergio Melillo, in occasione del Natale

Natale è il «caso serio» della Fede. Non è la festa dei «buoni sentimenti» ma, è impegno per «buone pratiche». A Natale «l’Emmanuele-Dio con noi» varca la soglia della vita. Riscatta l’uomo dal potere del peccato e della morte. Restituisce la dignità smarrita nel «sottosuolo oscuro» della storia.  Scuote dall’apatia e dalla tiepidezza, di viandanti smarriti. La stella di Betlemme illumina nella notte la mangiatoia, dove Maria stringe maternamente il Messia. Ci attrae e brilla aiutandoci nel cammino   alla luce del Volto di Dio.E così, anche noi, come i Magi, possiamo dire «Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo».

Non siamo soli. Non siamo abbandonati! Il compito assegnatoci è di essere accoglienti, a non aver timore. E’ un appello per tutti: alla Chiesa che, nel territorio delle parrocchie è fraternamente presente accanto alla gente assetata di amicizia e di Pane e a chi, istituzionalmente, non deve latitare nel compito del governo sociale. Ma, come riconoscere nel nostro tempo i segni di questo evento di salvezza? Com'è possibile continuare a sperare, contando sulla compagnia di Dio che, in Gesù, ha voluto unirsi agli uomini che desiderano operare per la giustizia e la costruzione del bene comune? Tutti siamo consapevoli di vivere in un tempo di crisi e di disagio. Ci accorgiamo che riguardano la persona, la famiglia, la società. Pensiamo alla crisi economica e alle povertà di larghe fasce sociali. Consideriamo i cassintegrati, i disoccupati, i giovani, le donne, gli immigrati, gli ammalati che non riescono a pagarsi le medicine. Siamo chiamati a tendere la mano ai poveri, a incontrarli, a guardarli negli occhi, ad abbracciarli, per far sentire loro il calore dell’amore che spezza il cerchio della solitudine. Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo è una tristezza individualista. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. (Papa Francesco)

La nascita di Gesù deve attrarre il nostro sguardo sulle difficoltà della Famiglia di Nazareth. Giuseppe e Maria vanno seguiti col cuore nel viaggio a Betlemme. É una famiglia albergata in un riparo di fortuna, in una stalla senza confort, ed è in questo presepio che la Vergine genera per noi il Salvatore. Le stesse angustie di chi oggi è in fuga da povertà e miserie, dei cristiani in diaspora forzata nel Medio-Oriente e dalla Terra Santa.  É proprio a Natale si fanno i conti con le sofferenze che ci riguardano nelle nostre comunità. Come non raccogliere le voci che giungono gravide di attese, spesso disilluse, dai giovani senza lavoro, dagli anziani sempre più soli, dalle famiglie senza dignitosa tutela sociale?  Nell'attualità si avverte come un declino non solo economico-finanziario ma anche etico. Quale risposta allora dare alla Parola di Dio che si leva alta nella preghiera in questo Giorno? «Era notte e pareva miezzejuorno», così sant'Alfonso de' Liguori catechizzava il popolo, quando nel presepio si scrutava la vita nel volto luminoso dei pastori. Si riesce ancora oggi a cogliere il senso del Natale? Nella Notte Santa il vagito del Bambino ci dovrà svegliare! Conosciamolo, dunque, ed amiamolo! Ai voi giovani, l'incoraggiamento, la prossimità della nostra Chiesa per aiutarvi nella ricerca del vostro compito nella vita. Chi s'interroga davanti a Dio fatto uomo, diventa suo collaboratore, avverte la gioia di sentirsi amato, sostenuto ed accompagnato. Andiamo con passo spedito a Betlemme! Ci accada di entrare, in un tempo di migrazioni, anche in culture straniere, annunciando con la vita il Vangelo affinché si diffonda tra le nostre case, tra la nostra gente, la comprensione, la fiducia e la pace.

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