L'unica certezza è che si andrà al congresso anticipato, come e quando resta un mistero. L'incontro romano tra il vicesegretario nazionale Guerini e i capi corrente del Pd doveva essere risolutivo. E invece risolutivo non è stato. Intorno allo stesso tavolo, per ore, il numero due di Renzi insieme al segretario provinciale De Blasio, ai deputati Paris e Famiglietti, al consigliere regionale D'Amelio, all'ex senatore De Luca e alla segretaria regionale Assunta Tartaglione. Il vertice si è sostanzialmente chiuso con un nulla di fatto. Le parti rimangono distanti, ferme sulle loro posizioni e nei prossimi giorni sarà dunque necessaria un'ulteriore riflessione.
Se l'orizzonte è il congresso, bisogna capire come arrivarci. Senza le dimissioni di De Blasio, che ancora una volta ne ha respinto la richiesta, resta solo la sfiducia o il commissariamento: per la sfiducia serve una nuova assemblea, e poi anche i numeri per farla passare; per il commissariamento occorre un intervento dall'alto dove però si stabilisca anche come e chi dovrà gestire la fase di transizione, e anche qui non c'è accordo. Insomma, siamo ancora nella palude. Da un lato il fronte anti De Blasio che prova a spodestalo, dall'altro il segretario che resiste strenuamente. La partita si gioca su chi dovrà gestire la fase precongressuale, cioè il tesseramento. Gli equilibri interni, come sempre nei partiti, passano attraverso il numero delle tessere raccolte da ciascuna corrente.
Commenta l'articolo