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Profughi in Irpinia, Giordano interroga il Governo

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INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

Al Ministero dell’Interno
Per sapere, premesso che:
* nella precedente interrogazione del 04/02/2016, sempre dedicata al tema dell’accoglienza dei migranti in Irpinia, si faceva presente, tra l’altro, che grazie anche alla coraggiosa denuncia della CGIL di Avellino su iniziativa della Procura della Repubblica era in corso una vasta operazione dei Nuclei Antisofisticazioni e Sanità – N.A.S. - dell’Arma dei Carabinieri, che interessava diverse strutture di accoglienza per migranti situati in Irpinia, le quali mostravano una evidente inidoneità in particolare per ciò che concerneva la salubrità edilizia nonché quella igienico-sanitaria egli ambienti tanto da comportare la repentina chiusura, per disposizione della Magistratura, e il conseguente trasferimento degli ospiti in altre strutture più idonee della provincia, mentre 161 sono stati trasferiti in altre province del Mezzogiorno, quest’ultimi tutti affidati alla Coop “Inopera”, società destinataria di provvedimenti di interdizione antimafia per i fatti di “Mafia capitale”;
* vi è da registrare che l’operazione di trasferimento in altre province gestita in primis dalla Prefettura di Avellino è stata effettuata nella deplorevole frettolosità ed improvvisazione che hanno causato non pochi disagi ai migranti prefigurando una sorta di “deportazione” di questi poveri sventurati in assenza di una precisa destinazione, nè di un congruo avvertimento per il trasferimento, difatti solo alla mattina del trasferimento nel mentre salivano sui pullman hanno conosciuto la nuova destinazione
* i restanti migranti, affidati ad “Inopera” nel numero di 53 allocati a Pratola Serra, e numero 23 dimoranti a Ospedaletto d’Alpinolo, a seguito dell’anticipato disimpegno da parte della predetta cooperativa sociale, sono stati assegnati ad un altro gestore operante in Irpinia, ed in particolare quelli dimoranti nella struttura di Ospedaletto d’Alpinolo; sono stati trasferiti a loro volta ad Ariano Irpino in una struttura che alla verifica delle autorità comunali lamentava inadeguate condizioni sanitarie fatte rilevare dal sindaco attraverso un’ordinanza di sgombero ad “horas”; difatti i migranti sono adesso in strutture turistico ricettive della zona, in attesa di rientrare nella struttura fatta sgomberare dal sindaco di Ariano Irpino, appena saranno ultimati i lavori di adeguamento igienico sanitari.
* il tavolo per l’immigrazione istituito presso la Prefettura di Avellino, dopo circa nove mesi, finalmente è stato riconvocato di recente ma, al momento, non ha prodotto alcuna iniziativa concreta degna di nota;
* nel frattempo la condizione sanitaria dei migranti non trova alcun riscontro in azioni di profilassi e di terapia da parte dell’ASL di Avellino tanto che sono diffuse, se non in aumento, casi di patologie endemiche o acquisite alla cui carenza di assistenza suppliscono, per come possono, associazioni di volontariato o semplici cittadini solidali;
* questa situazione costringe molti di questi ragazzi a ricorrere al pagamento diretto dei farmaci, soprattutto quelli ricadenti nella fascia “C” della spesa farmaceutica in quanto l’esenzione ticket “E07”, al momento, è sospesa da ben sette mesi da parte della Regione Campania, - gli stessi migranti non hanno la possibilità di sostenere spese per analisi cliniche o esami diagnostici
specialistici per patologie gravi e di lungo periodo, in quanto l’erogazione del pocket money risulta essere spesso insufficiente;
* gli stessi Piani di zona sociale, che per “mission” istitutiva dovrebbero predisporre quantomeno degli studi di fattibilità di base, non svolgono alcuna iniziativa di merito negli ambiti territoriali di propria competenza;
* alla luce dell’ultimo incontro svoltosi presso al Prefettura di Avellino, a parte l’enunciazione di buoni propositi sia da parte della Prefettura che dei comuni e la realizzazione di un censimento di ulteriori strutture abilitate usufruibili sul territorio provinciale eseguito dai Carabinieri, non si registrano iniziative concrete che dovrebbero porsi l’obiettivo di realizzare una politica dell’accoglienza diversa da quella della prima fase in modo da rivelarsi più efficace e giusta, frutto di una avveduta programmazione e non della rincorsa all’emergenza continua;
* la Commissioni Provinciali Territoriali, di Caserta,per il riconoscimento della protezione internazionale svolge la sua funzione ben al di dei tre mesi previsti, arrivando ad esaminare le richieste di protezione internazionale mediamente dopo oltre un anno;
* notizie provenienti da più fonti segnalano che il diniego al riconoscimento della protezione internazionale venga applicato ampiamente non sempre giustificato in relazione a veritiere motivazioni evidenziate dai migranti, ma anche in dispregio dei puntuali rapporti internazionali sui diritti umani relativi ai singoli paesi di provenienza ad opera di organizzazioni non governative universalmente riconosciute (Amnesty International, ecc.);
* a seguito di questi continui dinieghi i migranti sono costretti a ricorrere al Tribunale della Corte di Appello di Napoli, per cui per ogni istanza necessita di oltre un anno di tempo per le determinazioni, comportando, in tal modo, il prolungarsi della permanenza nelle strutture di accoglienza straordinarie per un periodo totale di almeno due/tre anni, provocando oltre all’accumulo di lavoro aggiuntivo per gli Uffici giudiziari, anche in questo caso, un notevole dispendio di risorse pubbliche, atteso che i migranti una volta riconosciute la loro condizione di protezione internazionale quasi tutti lasciano i C.A.S., provvedendo autonomamente ai loro bisogni economici ed al loro destino, sgravando di fatto lo Stato della spesa al loro sostentamento;
quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda intraprendere, anche in concorso con altri Ministeri competenti affinchè si sani quanto prima questa situazione di estrema precarietà e disagio dei migranti nella provincia di Avellino avviando tutte le iniziative urgenti e necessarie previste dalla normativa internazionale e nazionale in materia, richiamando alle proprie responsabilità le Istituzioni preposte per competenza che fino ad oggi non hanno mostrato una compiuta efficienza e perché si riduca al minimo lo stato di questa perdurante sofferenza e si creino le condizioni per assicurare un futuro quantomeno migliore e più certo di quello da dove sono fuggiti.

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