'Domani mi dimetto'', aveva detto il sindaco di Avellino lunedì in Consiglio Comunale. Il domani, cioè ieri, è passato, ma lui è ancora al suo posto. E le dimissioni diventano un giallo. Per il momento Foti ha deciso di non decidere, evidentemente per tenere sulle spine la sua litigiosa e frammentata maggioranza. Ed è proprio questo il punto: il gruppo Pd praticamente non esiste più, i consiglieri procedono in ordine sparso. ''In queste condizioni – aveva chiosato il sindaco prima di rinchiudersi in un silenzio assordante - non si può andare avanti'', dando esplicitamente ragione all'opposizione.
In ogni caso, i mediatori, pochi, sono a lavoro per evitare il commissariamento, non tanto perchè abbiano a cuore il destino del primo cittadino, quanto perchè troncare la consiliatura a dieci mesi dalle elezioni sarebbe da irresponsabili. Meglio un patto che traghetti la nave fino alla prossima primavera. A questo lavora il capogruppo Pd Giacobbe che, sollecitato dalla segretaria regionale Assunta Tartaglione, sta tentando di rimettere insieme i cocci, almeno per quei pochi mesi che restano. A rendere bene lo stato d'animo che regna in casa Foti, ci pensa la moglie del sindaco, Liliana Urciuoli, che dalle colonne del suo profilo facebook intona il de profundis dell'amministrazione: ''C'è un limite a tutto. Adesso basta. Meglio pensare ad altro''. Per il momento tra i pochi che chiedono al sindaco di non mollare, c'è l'onorevole di Scelta Civica Angelo Antonio d'Agostino con un appello a ''superare le difficoltà e a portare a termine la consiliatura''.
Oltre all'assordante silenzio di Foti, c'è un altro mutismo che colpisce, quello dei maggiorenti del Pd; a parte Del Basso De Caro, che auspica un ripensamento del sindaco, nessuno dei membri del direttorio ha ritenuto di doversi schierare pubblicamente con il sindaco, segno che il capolinea forse è più vicino di quanto non sembri.
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