Prima domenica di zona rossa per la Campania. E prima domenica di zona rossa anche per il capoluogo. Dopo i bagordi e gli assembramenti di sabato nei luoghi della movida, la città si è quasi del tutto svuotata. Per le strade scenario da domenica ecologica, poche le macchine in circolazione. In giro qualcuno che porta a spasso il cane, che va a fare la spesa, che pratica sport. Del tradizionale passeggio lungo il Corso non resta che è un ricordo. Dunque, Avellino, come già accaduto la scorsa primavera si chiude in casa nella speranza che ciò serva a fermare la diffusione del contagio. Nelle ultime settimane ogni giorno sono circa 30 i casi segnalati dal bollettino dell'Asl. Situazione preoccupante dunque, ma certo non paragonabile a quella di altre città della Camapnia. Si rivedono le saracinesche abbassate, i negozi chiusi. Ristoranti, bar e pizzerie sono aperti solo per le consegne a domicilio o per l'asporto. Seppure meno restrittivo del lockdown di marzo (molti negozi possono restare aperti), le nuove misure entrate in vigore ieri rischiano comunque di assestare il colpo finale ad un settore già piegato dalle chiusure della primavera scorsa e da una ripresa che non è mai stata davvero tale.  

Si spera nei ristori, soprattutto, si spera che arrivino presto. Delivery e asporto potranno solo alleviare le sofferenze. Più in generale, come comprensibile, si avverte un senso di stanchezza per un'emergenza che dura da troppo. Durante il primo lockdown si cantava dai balconi, da quegli stessi balconi si sventolava il tricolore e ci si ripeteva, come un mantra, ''andrà tutto bene''. Sette mesi dopo di quella fiducia nel futuro resta poco. L'ottimismo ha lasciato spazio alla rassegnazione. Resta la speranza, per definizione ultima a morire. La speranza che barricarsi in casa serva, e che sia l'ultima volta.