Alla fine si è deciso di non decidere. Rinviata a fine gennaio l'assemblea dell'Alto Calore Servizi. Chiamati a deliberare su aumento di capitale e modifica dello statuto, per consentire l'eventuale ingresso dei privati nella gestione dell'acqua, i primi cittadini hanno preferito soprassedere e prendersi altro tempo per riflettere. Molti comuni, infatti, non sono nelle condizioni di partecipare al ripianamento dell'enorme debito. Per non portare i libri in tribunale servono subito 50 milioni di euro. La seduta è stata rinviata su proposta del presidente della Provincia Domenico Biancardi. Proposta condivisa dall'amministratore unico di Acs, Michelangelo Ciarcia, e all'unanimità dai soci presenti. In sala una nutrita pattuglia dei comitati per l'acqua pubblica.
Dunque, ci vorrà ancora qualche settimana per capire quale sarà il futuro dell'Alto Calore. Nel frattempo l'idea è quella di valutare strade alternative alla ricapitalizzazione. Verificare cioè se Regione e Governo, attraverso una serie di incontri da organizzare, siano disponibili o meno ad impegnarsi direttamente nel salvataggio e rilancio della società.
Allo studio anche l'ipotesi del concordato preventivo in continuità, suggerita dai Cinquestelle, sul quale però Ciarcia è si è detto scettico.
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