Dopo la sciagura nella Solfatara di Pozzuoli dove mamma, padre e figlio hanno perso la vita, il governatore Vincenzo De Luca annuncia che “la Regione Campania istituirà una commissione d’indagine che possa ispezionare e verificare le condizioni di sicurezza nei luoghi anche privati che sono aperti al pubblico”. L’area in questione è aperta dal 1900 alle visite ed è l’unico caso di un vulcano affidato alla proprietà privata. In 117 anni è il primo incidente mortale che si verifica. La tragedia apre la discussione sulla sicurezza nei siti naturalistici, e in Irpinia ci si fa domande sull’accesso alla Valle della Mefite, una delle mete più interessanti situata nel territorio comunale di Rocca San Felice. “Il pericolo è ben segnalato” – ci spiega il sindaco Giuseppe Fiorillo –. Chi arriva sul posto trova un cartello con su scritto: le esalazioni di anidride carbonica sono mortali. “La segnaletica è idonea” – rimarca Fiorillo il quale ci tiene soprattutto a fare un distinguo fra i due siti: “Pozzuoli è una zona vulcanica, qui da noi è impossibile scendere nella pozza che sprigiona anidride carbonica”. Purtroppo però in passato c’è chi lo ha fatto restando soffocato dalle emissioni. Era il 21 agosto del 1993: una ricercatrice di Matera e un avvocato barese si spinsero fino alla depressione del terreno trovando la morte. Il recupero delle salme da parte di una squadra dei vigili del fuoco avvenne con le maschere antigas. Oggi però i cartelli sono collocati in più parti e anche l’area sovrastante racconta le origini della Mefite e la sua pericolosità. Una valle che è candidata a diventare patrimonio dell’Unesco: “Un percorso complesso – conclude il sindaco – ma che darà il giusto risalto al sito”. Nel frattempo, è importante avvisare quanti vogliano visitarlo che il comune mette a disposizione delle guide, basta prenotarsi così da far un’escursione in tutta sicurezza.
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