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Cronaca

Strage bus: ''Con barriere a norma il mezzo non sarebbe precipitato''

Non sarebbe precipitato il bus di pellegrini se i tirafondi delle barriere fossero stati a norma perché avrebbero retto un impatto fino a 110 km/h. E’ quanto emerge dalla relazione dei periti ascoltati dal procuratore Cantelmo. Intanto le famiglie delle vittime, alla luce di quanto accaduto anche ad Ancona, chiederanno il commissariamento della Società Autostrade. 

INCIDENTE MONTEFORTE

Non sarebbe precipitato dal viadotto di Acqualonga il bus di pellegrini se i tirafondi delle barriere fossero stati a norma perché avrebbero retto un impatto fino a 110 km/h”. E’ quanto emerge da un passaggio contenuto all’interno della perizia di circa 500 pagine redatta dai periti incaricati dalla Procura di Avellino per la stesura della relazione tecnica sui rilievi sul luogo dell’incidente che causò la morte di 40 persone. Il dato è emerso dalla nuova udienza tenuta al Tribunale di Avellino durante la quale i quattro periti l’ingegnere avellinese Alessandro Lima, l’ingegnere palermitano Lorenzo Caramma, il trentino Andrea Demozzi e il professor Vittorio Giavotto hanno risposto alle domande del capo della Procura Rosario Cantelmo e del pm Cecilia Annecchini. Nella relazione dei periti si legge che la barriera pur essendo conforme ai criteri vigenti all’epoca dell’installazione, la stessa, secondo l’attuale normativa, avrebbe richiesto una nuova installazione con classe di contenimento superiore che in sostanza avrebbe retto l’urto con l’autobus.  Il passaggio successivo specifica che la barriera non avrebbe funzionato a dovere proprio a causa dell’elevato stato di corrosione dei tirafondi. Quindi i periti hanno sottolineato a chiare lettere che i tirafondi hanno una durata di 3 anni, tempo oltre il quale vanno sostituiti, anche in virtù del fatto che si tratta di un tratto autostradale assolutamente pericoloso per la pendenza longitudinale in curva, dell’assenza di una corsia di emergenza e del contesto climatico ambientale. Alla domanda specifica del procuratore Cantelmo sulla capacità da parte delle barriere di reggere a quell’impatto i periti hanno risposto che le stesse sono crollate perché molti tirafondi non erano in condizioni di reggere e l’effetto a catena, che ha portato più d’una a distaccarsi dalla superficie stradale, è stato determinato dal corretto funzionamento degli elementi longitudinali. Inoltre, l’impatto essendo avvenuto ad una velocità compresa tra gli 85 ed i 92 km/h e soltanto dopo che lo stesso autobus avesse prima urtato con più veicoli, se i tirafondi fossero stati a norma avrebbero retto un impatto fino a 110 km/h”. Affermazioni che fanno riflettere sulla staticità di molte opere infrastrutturali alla luce di quanto avvenuto ad Ancona, motivo per cui i familiari delle vittime presenti ad Avellino hanno annunciato che chiederanno il commissariamento della Società Autostrade.   









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