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Economia

Dal calo occupazionale al ruolo chiave nella trasformazione digitale: i manager 4.0

L'Italia è un paese in cui la crescita economica è ferma al palo dall'inizio degli anni Duemila: questo il quadro che emerge dai dati resi noti dalla Cgia di Mestre, che sottolinea come, mediamente, il PIL tricolore sia aumentato appena dello 0,15% negli ultimi diciassette anni.

Questi numeri illustrano in modo chiaro la situazione di un'economia che, sebbene ufficialmente uscita dalla dura fase recessiva, si trova a dover colmare gap con le altri grandi nazioni europee che provengono da lontano.

Il 2017 si è chiuso con un aumento del prodotto interno lordo italiano pari ad un +1,5%, un valore superiore alla previsioni di inizio anno e che, complici gli ottimi numeri registrati dalle esportazioni ma anche da settori strategici del terziario (come quello turistico), testimonia competenze e potenzialità di un tessuto produttivo ancora capace di competere sullo scacchiere internazionale.

L'appuntamento più importante per l'economia italiana nel corso di questo 2018 sarà quello con la trasformazione digitale delle imprese, ovvero quel cambio di passo a livello di modelli di produzione, strategie aziendali e acquisizione di competenze che mira ad integrare le nuove tecnologie all'interno di tutti i settori, da quello relativo allo sfruttamento delle risorse naturali fino ai servizi.

A rivestire un ruolo chiave in questo complesso processo, che non riguarda la semplice acquisizione di nuovi strumenti tecnologici, ma un più ampio cambiamento della visione aziendale, saranno manager e consulenti in possesso di una buona preparazione sui temi della digital transformation, ma anche di skill operative avanzate in tema di amministrazione, finanza e controllo.

Dirigenti e figure manageriali rientrano tra le figure professionali che maggiormente hanno risentito della forte contrazione dell'economia italiana verificatasi durante gli anni della crisi.
Il calo dell'occupazione per i professionisti che occupano le posizioni di vertice all'interno delle imprese italiane si è attestato sui 10,6 punti percentuali nel quinquennio compreso tra il 2010 e il 2015, facendo segnare numeri record per le rescissioni consensuali dei contratti, ma anche per i licenziamenti.
Il netto crollo occupazionale dei manager trova spiegazione in primis nella scomparsa di tante realtà produttive piegate dalla contrazione dei consumi e dal deficit di liquidità, ma anche nella diffusa tendenza ad eliminare dal libro paga le voci di spesa più onerose.

Finalmente, nel 2016 è arrivata la tanto attesa inversione di tendenza: la domanda di consulenze manageriali e di figure dirigenziali da inserire in organico è tornata a crescere, facendo registrare un incremento dell'occupazione pari ad un netto +1%. Il dato riflette il rinnovato clima di fiducia del mondo dell'imprenditoria italiano, che sull'onda della ripresa economica appare pronto a tornare ad investire sulle competenze, puntando alla crescita e all'espansione verso nuove piazze di commercio.

Abilità, conoscenze e skill richieste dal mercato, tuttavia, si sono evolute rapidamente negli ultimi anni. Così, alla nuova generazione di manager è richiesta una spiccata capacità di adattamento a contesti diversi e in rapido mutamento, una perfetta padronanza degli strumenti informatici e degli applicativi standard maggiormente diffusi e l'abilità di tradurre operativamente le linee di azione determinate in fase di analisi.

Tanto per le figure junior quanto per quelle senior, aumenta l'importanza dei percorsi di formazione che integrano ed ampliano le conoscenze acquisite nel corso degli studi universitari o con l'esperienza maturata direttamente sul campo, grazie alla collaborazione di faculty che uniscono accademici e rappresentanti del mondo dell'imprenditoria. A svolgere un ruolo chiave, sempre più spesso, sono le Business School promotrici di piani di insegnamento che non si limitano a fornire una buona preparazione teorica, ma che scelgono di puntare sullo sviluppo di quelle soft e hard skill utili per formare manager con competenze immediatamente spendibili.

Tra gli obiettivi dei master del settore amministrazione, finanza e controllo rientrano infatti la padronanza di software e applicativi gestionali per l'analisi contabile e di bilancio, ma, parallelamente, anche la conoscenza approfondita di case study esemplari e dei metodi di lavoro che consentono di ottimizzare strategie e organizzazione aziendale. In crescita anche la frequenza dei corsi erogati con la formula dell'e-learning, un metodo di insegnamento che continua a guadagnare riconoscimenti – nonostante gli iniziali scetticismi – grazie soprattutto a quelle realtà che hanno saputo sfruttare le possibilità offerte dal web per rendere sempre più completa e multimediale la propria offerta.

L'aggiornamento delle conoscenze, anche attraverso le nuove possibilità offerte dagli strumenti informatici, è proprio uno dei temi cardine della trasformazione digitale del mondo del lavoro e dell'imprenditoria, che in primis richiede di concentrare gli sforzi sulla formazione del personale, sia tecnico che amministrativo.

Se la cosiddetta "Quarta rivoluzione industriale" sta introducendo all'interno degli impianti linee di produzione sempre più flessibili e finemente automatizzate, migliorando anche tutti gli aspetti che riguardano la gestione, la manutenzione e la sicurezza di attrezzature e macchinari, a livello più generale le imprese italiane hanno appena iniziato a scalfire la superficie delle innovazioni tecnologiche frutto dell'era digitale, che vanno dal ricorso a software gestionali e a device mobile per ottimizzare il telelavoro all'ampio ventaglio di possibilità offerte dal digital marketing.

Così, la nuova figura del "digital transformation manager" assume il fondamentale ruolo di punto di incontro tra le innumerevoli potenzialità delle tecnologie digitali e le esigenze pratiche dell'azienda, inserendo le strategie di investimento in un contesto di ampio respiro, che include, naturalmente, l'analisi dei budget a disposizione e lo studio dei programmi messi a punto dalla concorrenza.

Nel corso dell'anno, è previsto un ulteriore incremento della spesa sostenuta dalle imprese italiane per l'acquisizione di tecnologie 4.0 e per la formazione del personale, in virtù del rinnovo dei finanziamenti del Piano Impresa 4.0 (ex Industria 4.0) e un conseguenziale aumento della domanda di consulenti in grado di programmare e gestire le attività dei processi di "disruption", cioè di rottura rispetto ai modelli del passato.

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