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Economia

I turchi sbarcano a Flumeri, IIA volta di nuovo pagina

Inizia un altro capitolo con un altro capitano: la società turca Karsan è divenuta con il 70 per cento delle quote socio di maggioranza di Industria Italiana Autobus ed ha scelto un ex manager della Fiat, Antonio Bene, a guidare le due fabbriche italiane. Da Confindustria Avellino arriva un primo commento: “Adesso almeno abbiamo un interlocutore''. Tanti i dubbi da chiarire.

E’ con la società turca, la Karsan Otomotiv, che si chiude la partita per il salvataggio di Industria Italiana Autobus. La compagnia fondata nel 1966 nella città di Bursa aveva solo il 5% della IIA, ma come riporta l’agenzia di stampa britannica Reuters c’è stata la ricapitalizzazione di 3milioni e 600mila euro pari al 70% delle quote. Con questa operazione esce definitivamente di scena la Tevere Spa di Stefano Del Rosso che aveva l’83 per cento della newco nata a gennaio del 2015 dopo la dismissione dell’Irisbus Iveco per la Valle Ufita e Bredamenarinibus di Bologna. Del Rosso ha ceduto e ha ceduto ai turchi con cui lavorava già da tempo, la paralisi produttiva negli stabilimenti italiani ha determinato più volte il dislocamento della produzione nelle fabbriche Karsan, tra l’altro il brand Menarini è utilizzato su licenza nei mercati dell’Est Europa. «L’alternativa ai turchi - dichiara Del Rosso al Sole24Ore - era l’apertura di una procedura concorsuale, perché non c’erano le condizioni per proseguire l’attività di fronte al silenzio del Governo. Abbiamo consegnato gli ultimi mezzi costruiti tra Bologna e Flumeri prima dell’estate, da allora le fabbriche sono ferme, nonostante ci fossero commesse per 1.100 autobus da realizzare, un backlog di 250 milioni di euro che ora passa in Turchia. Mi sono fatto da parte questa estate di fronte alla proposta del Governo di prendere in mano la società e renderla pubblica. Sono fuori e non voglio più saperne nulla. Mi auguro di cuore che con queste nuove forze l’azienda possa decuplicare i numeri che sono riuscito a fare io», conclude Del Rosso. Nel quadro societario, Leonardo Finmeccanica, ovvero la ex Breda, dal 18 sale al 30 per cento e sempre sul Sole spiega che “l’aumento di capitale deve esser letto come volontà a supportare il percorso di ristrutturazione in nome della continuità aziendale” senza nascondere una altra volontà: “uscire dal settore autobus”. E anche per Ferrovie dello Stato, o meglio Busitalia, le intenzioni sono diventante un nulla di fatto. L’operazione “nazionalizzazione” firmata Invitalia, Leonardo-Finmeccanica e Ferrovie dello Stato, caldeggiata dal Mise e da Di Maio, è naufragata. Il timone passa alla società ottomana con 157milioni di euro di fatturato, 1.600 dipendenti diretti, due stabilimenti di proprietà a Bursa dove si costruiscono dalle auto ai truck, dai minivan agli autobus, con il proprio marchio e per clienti come Peugeot e Hyundai. E colui che guiderà la IIA è un manager nato in Fiat, passato in Ferrari, Maserati, Antonio Bene.
L’esito della vertenza sarà prestissimo al centro dei tavoli di enti e sindacati irpini. Da Confindustria Avellino arriva una prima dichiarazione, che assume i toni del cauto ottimismo: “Adesso almeno abbiamo un interlocutore, questo è un elemento senza dubbio positivo, dall’altro lato – aggiunge Giuseppe Bruno – ci sono da fare delle valutazioni necessarie: la produzione sarà in loco? O c’è solo interesse al portafoglio ordini? O all’opportunità di trarre vantaggi dall’ingresso in una zona ZES? Se fosse così – sottolinea Bruno – c’è da preoccuparsi”. L’Unione Industriali non starà a guardare, anzi fa sapere di essere a disposizione, con spirito di servizio e competenza, a nome del comparto manifatturiero.

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