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Economia

Irisbus, 10 anni dopo: storia di una lotta che non è finita

Una vertenza partita dell’entroterra dell’Irpinia e ancora aperta. Una sfida che continua. Oggi, le buone prospettive stanno nel Piano nazionale di ripresa e resilienza che garantirà miliardi di euro per la mobilità e nella speranza che la Regione – scaduta ormai la gara Consip - si attivi per rinnovare il parco auto. Dieci anni fa, il 7 luglio del 2011, la Fiat lasciava la Valle Ufita. “La Irisbus spegne i motori”, titolava quel giorno il “Mattino”. Cominciarono così 4 mesi di sciopero permanente. “Iniziava – ricorda Silvia Curcio della Fiom, sindacalista che porta ancora avanti la battaglia – una delle lotte più emblematiche nella storia metalmeccanica. Sono stati anni terribili – ci dice – con i lavoratori rimasti senza stipendio e con la soluzione che sembrava sempre vicina e poi non era così”. La notizia della chiusura arrivata da Torino, fu un fulmine a ciel sereno per circa 700 tute blu. La produzione si fermava, la Fiat aveva deciso ufficialmente di chiudere i cancelli della fabbrica e di spostare la produzione all’estero. Si apriva così una vertenza che coinvolse l’intera Valle Ufita. Le proteste cominciate davanti ai cancelli poi si spostarono sotto al ministero dello sviluppo economico; trasferte a Roma nella speranza che da ognuno di quei tavoli potesse uscire qualcosa di buono. Il primo gennaio del 2015 il passaggio a IIA. 300 operai dello stabilimento di Flumeri vengono riassorbiti dalla società Industria Italiana Autobus. La Irisbus diventa “ex”. A luglio del 2016, l’accensione di una nuova insegna per alcuni simbolo di rinascita; per altri, ancora cauto ottimismo. Nel 2017, la produzione rimasta ferma per circa 5 anni, riprende seppur a piccoli passi. Segnali di speranza, con il contratto di sviluppo di Invitalia; poi nel 2018, l’azienda era di nuovo sull’orlo del fallimento scongiurato però, l’anno successivo. Oggi, dopo che pian piano è ricominciato il processo di industrializzazione e quello di ristrutturazione in una fabbrica dove sono attualmente impiegate 380 persone (230 ex irisbus), si sta attingendo al Fondo Nuove Competenze, grazie all’accordo sottoscritto da organizzazioni sindacali ed Azienda. Si lavora per piccole commesse. “Ogni anno rinnovo il ricordo di quel 7 luglio – racconta ancora Silvia Curcio – perché siamo abituati a dimenticare. E soprattutto la politica deve ricordare. La fatica più grande è stata proprio quella di dover interloquire con tanti Governi, 8 in tutti questi anni. Ora, il Pnrr è una sfida da attenzionare in una zona come la Valle Ufita dove presto ci sarà la stazione Hirpinia”.

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