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Aree interne, confronto con De Mita, Caldoro e Trigilia: ''Irpinia può essere un modello''

Ragionare sul destino delle aree interne della Campania affinché diventino un modello di sviluppo. L’associazione cambiamenti,  fondata da un gruppo di giovani vicini all’onorevole Giuseppe De Mita, chiama a raccolta le istituzioni con l’obiettivo di mettere in campo strategie per superare la crisi. Ospiti d’eccezione il presidente della regione Campania, Stefano Caldoro, e il ministro per la Coesione Territoriale, Carlo Trigiglia. Al tavolo anche il commissario della provincia Raffaele Coppola. In platea, tra gli altri, dirigenti di tutti i partiti, rappresentanti delle parti sociali, manager della sanità e l’europarlamentare Udc Ciriaco De Mita. Tra i tanti temi caldi, con i cronisti il governatore affronta quello della bonifica dell’ex Isochimica. I soldi ci sono dice Caldoro.
Caldoro affronta anche il tema dei tagli ai trasporti, conseguenza, sostiene, della sforbiciata al settore decisa a livello centrale. Poi si concentra su quanto fatto da Palazzo Santa Lucia per lo sviluppo delle are interne. Infine il ministro per la Coesione Territoriale elogia l’Irpinia per l’attivismo sul fronte dei fondi europei 2014-2020, ma nel contempo, sottolinea alcuni aspetti critici del mezzogiorno, come quello della spesa sanitari.


L'INTERVENTO DI GIUSEPPE DE MITA
Dobbiamo essere ambiziosi e dobbiamo avere orgoglio». Ha così iniziato il suo intervento l’onorevole Giuseppe De Mita, vicepresidente vicario del gruppo “Per l’Italia” alla Camera dei Deputati, in occasione del convegno “Aree interne. Da terre di frontiera a orizzonti di futuro”, promosso dall’associazione CambiaMenti, che si è svolto questo pomeriggio presso la Camera di Commercio di Avellino.
«A nessuno sfugge – ha continuato De Mita - come, insieme alla discussione sulla individuazione di un nuovo modello di organizzazione territoriale, stiamo anche ragionando su come ricomporre un’identità culturale all’interno dei nostri territori. Finora abbiamo inteso la circostanza di essere persone che vivono nelle aree interne come una diversità che conteneva un limite. La diversità deve essere, al contrario, necessariamente un elemento di orgoglio. Oggi la diversità è diventata lo spazio possibile dentro il quale costruire una nuova dimensione economica. Tutto quello che finora è stato declinato nei termini delle aree marginali oggi può diventare il nuovo centro di aggregazione delle persone».
«In questa provincia abbiamo fatto un percorso – ha dichiarato ancora De Mita facendo riferimento al lavoro svolto dalle conferenze di copianificazione fino al Patto per lo Sviluppo - L’elemento differenziale dal quale siamo partiti era dato dalla possibilità di approfittare della crisi per fare nuova gerarchia. Ed è quello che abbiamo fatto. Dal 2009 e fino ai lavori del Patto per lo Sviluppo, il punto è stato capire che se c’è coesione su obiettivi comuni le risorse diventano funzionali a raggiungerli. Senza coesione e senza strategia comune, avere risorse diventa quasi ininfluente. Progressivamente abbiamo ottenuto questa consapevolezza. Oggi questo lavoro ha la possibilità di fare un salto di qualità perché incrocia due programmi, uno nazionale ed uno europeo, dedicati alle aree interne, non considerate come aree marginali a cui fare un’elargizione, ma viste come nuovi baricentri. Questo ci consentirà, inoltre, di fare un’operazione identitaria. E per farlo dobbiamo essere protagonisti in questa partita».
«La delibera della Provincia di Avellino del gennaio scorso – ha così continuato il deputato - che rimette insieme tutto il lavoro del Patto, non è un fatto formale. Serve a dire che noi ci siamo, che siamo protagonisti e che non abbiamo una posizione ancillare e mendicante, ma siamo dentro il percorso di definizione delle strategie per le aree interne. La delibera rappresenta perciò un atto politico oltre che amministrativo e rappresenta il recupero di una soggettività che ci consente di avere un ruolo paritario dentro questo processo».
«Sul programma nazionale, a cui si fa riferimento nella legge di stabilità – ha concluso De Mita - devono essere definite aree per sperimentare progetti pilota. Avendo fatto con il Patto un percorso di rilievo, direi unico in Italia, riteniamo di poter essere titolari di uno dei progetti pilota. L’altro pezzo è sul programma europeo, sulla programmazione 2014-2020. La Comunità Europea dedica attenzione alle aree interne ed è per questo che dentro il Por deve essere per forza di cose definita una linea di finanziamento per le aree interne. Le aree interne oggi possono vivere una la nuova condizione. Oggi abbiamo la possibilità di constatare come possa ribaltarsi la descrizione di Rossi Doria sulla polpa e l’osso. Per farlo servono, però, ambizione ed orgoglio»

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