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Politica

Clan Partenio, mobilitazione bipartisan per chiedere ai sindaci di Mercogliano e Avellino di costituirsi parte civile

E' bufera sui sindaci di Mercogliano e Avellino. La loro mancata costituzione di parte civile nel processo contro il Clan Partenio, particolarmente ramificato nel capoluogo e nell'hinterland, ha scatenato un vespaio di polemiche e accuse contro i due primi cittadini. Bordate sono arrivate da Giovanni D'Ercole di Fratelli D'Italia, dai Giovani del Pd come dal commissario provinciale Aldo Cennamo, da Rifondazione Comunista, dall'associazione Libera, dalle Sardine d'Irpinia, dal consigliere comunale Francesco Iandolo (che ha chiesto l'istituzione di una commissione consiliare antimafia).  

In realtà, visto che il processo è stato rinviato, ci sarebbe ancora qualche settimana per costituirsi, per schierarsi, anche simbolicamente, al fianco di chi ha subito abusi da parte dei clan e per rivendicare il danno d'immagine per le città coinvolte.

Ad Avellino però Festa tira dritto: ''La nostra amministrazione è un esempio di legalità e trasparenza, principi che mettiamo in pratica ogni giorno, non siamo secondi a nessuno''.  

Più riflessivo Vittorio d'Alessio, primo cittadino di Mercogliano: ''Mi chiedo – dichiara al Mattino - dove è stata lesa l'immagine della città, non ci sono stati omicidi e io ho avallato l'ottimo lavoro delle forze dell'ordine''. Poi aggiunge: ''Con i consiglieri comunali di opposizione ho avuto un confronto, verificheremo se ci sono le condizioni per costituirci la prossima udienza''. Nei mesi e anni scorsi, fino agli oltre 20 arresti dell'ottobre 2019, il clan si era reso protagonista di sparatorie, agguati, attentati. Oggi i componenti del gruppo criminale sono alla sbarra per associazione a delinquere di tipo mafioso. Il gruppo era dedito all'usura, alle estorsioni, al controllo delle aste giudiziarie.

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