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Politica

Legge elettorale, la Consulta boccia il referendum

Non si terrà la consultazione popolare per cambiare il "porcellum"

Il leader dell'Italia dei Valori insorge e polemizza con il Quirinale

elezioni

Dopo una lunga attesa, alla fine la Corte Costituzionale si è espressa e ha giudicato inammissibili i quesiti referendari che chiedevano l'abrogazi one dell'attuale legge elettorale, il cosiddetto ‘Porce llum'.
Duro il commento a caldo di uno dei promotori del referendum, il leader Idv Antonio Di Pietro per il quale "ha vinto la vecchia partitocrazia, è tempo di scendere nelle piazze, la società civile non può assistere a un regime". Per Di Pietro la Corte Costituzionale avrebbe fatto "un favore al Colle". Dal Quirinale non si fa attendere la replica: "parlare della sentenza odierna della Corte Costituzionale, come qualche esponente politico ha fatto, di 'una scelta adottata per fare un piacere al Capo dello Stato' è una insinuazione volgare e del tutto gratuita, che denota solo scorrettezza istituzion ale". Ma, al di là di ogni polemica, la palla adesso passa al Parlamento, visto il numero di firme a sostegno della proposta referendaria, che dovrebbe lavorare ad una nuova legge elettorale. "Non vorrei essere nei loro panni", avrebbe detto il democratico Arturo Parisi tra i principali promotori, insieme a Di Pietro, del referendum.
Qualora però così non dovesse essere alle prossime elezioni torneremo a votare un'altra volta con il 'Porcellum'.
Due i quesiti depositati a luglio. Il primo proponeva l'abrogazio ne integrale di tutte le disposizioni di modifica della disciplina elettorale per la Camera e per il Senato; il secondo invece di tipo parziale, che chiedeva l'abrogazion e delle singole disposizioni della ‘legge Calderoli', legge del 2005, voluta principalmente dal leghista Roberto Calderoli che ha modificato il precedente meccanismo misto, per 3/4 a ripartizione maggioritaria dei seggi, in favore di un sistema proporzionale corretto, a coalizione, con premio di maggioranza ed elezione di più parlamentari contemporaneamente in collegi estesi, senza possibilità di indicare preferenze. Qualora, però, la Corte si fosse espressa diversamente si sarebbe tornati alla legge precedente, studiata da Sergio Mattarella, oggi giudice della Corte Costituzionale: il 75% dei seggi veniva distribuito con il sistema uninominale maggioritario, il restante 25% con il proporzionale. Ed è stato proprio questo ritorno al passato che ha costituito il fulcro dell'attesa decisione della Consulta. In passato, infatti, la Corte ha ritenuto inammissibili i referendum sulle leggi elettorali che lasciavano un vuoto normativo in attesa di una disciplina integrativa, giudicando inoltre, che l'abrogazione di una legge non permette la riviviscenza di quella precedente come ipotizzato dai referendari.

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