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Pd, il fronte anti-De Blasio insiste: ''Comitato di reggenza''. Il segretario risponde picche

''Lo stato di cose fotografato nell’ultima assemblea e le reazioni successive ci convincono, ancora di più, della necessità di legittimare un percorso di responsabilità da parte di tutte le componenti del partito, quelle che hanno sostenuto la mozione di sfiducia e quelle che hanno deciso di non partecipare al voto.
Per la verità questo percorso avrebbe potuto essere facilitato da un atto di responsabilità, che è mancato, da parte del Segretario, il quale alla luce del dissolvimento della sua maggioranza e dello stato di caos in cui è precipitato il partito, avrebbe dovuto rassegnare, senza indugi, le sue dimissioni.
Per quanto tardive, sarebbero ancora auspicabili.
In questo modo si potrebbe introdurre, nel dibattito interno, un confronto solo ed esclusivamente politico.
Questo gesto sancirebbe la presa d’atto della fine di una fase politica e l’inizio di una nuova che potremmo gestire tutti insieme nessuno escluso.
Fra le ragioni che ci hanno portato a sostenere la mozione di sfiducia ricordiamo:
Il mancato funzionamento degli organismi di partito;
l’approvazione dell’anagrafe dei tesserati 2014 avvenuta per intervento della commissione di garanzia regionale;
la mancata approvazione dei bilanci degli ultimi tre anni;
l’impossibilità di avviare il tesseramento per l’anno 2015;
l’assenza del partito nella città capoluogo e nelle comunità più significative della provincia;
Quanto accaduto, poi, in Assemblea, con la mozione di sfiducia votata da 50 componenti su 100 e 2 astenuti su 52 votanti, rappresenta, senza alcun dubbio, il fatto che, anche se essa formalmente non è stata approvata a norma di Statuto, porta questo Segretario a non avere più una maggioranza alla quale arroccarsi.
Problemi molto seri, quindi, a cui si aggiunge una oggettiva restrizione di ogni spazio politico.
Una fase è irrimediabilmente finita. Occorre che tutti ne prendano atto.
Ora la politica richiede la condivisione di un percorso.
L’unica strada è rappresentata da un confronto fra tutte le componenti che porti a un governo "straordinario" del partito che superi questa fase di ingovernabilità e pantano politico.
Ecco la nostra proposta:
Un mandato,seppure commissariale, con contestuale costituzione di un comitato di reggenza espressione delle componenti più rappresentative, che abbia, quest’ultimo, la funzione di dare sostanza politica alla fase di transizione.
Difatti, la nomina di un commissario calata dall’alto, priva della rappresentanza politica delle sensibilità locali, non sarebbe sufficiente e potrebbe apparire solo come una forzatura e una mera applicazione delle norme statutarie.
Tutto ciò per aiutare la comunità democratica Irpina a ritrovare una fase di "normalità", per giungere poi alla celebrazione del congresso straordinario per il rinnovo degli organismi dirigenti.
Così’ come, solo la stessa condivisione di un percorso fra tutte le anime del partito è, per altro verso, l’unica ultima possibilità per affrontare la crisi al comune capoluogo''.
Francesco Todisco
Toni Ricciardi
Ivo Capone
Gianluca Festa
Beniamino Palmieri
-La replica del segretario provinciale Carmine De Blasio:
''Sarebbe tragico se non fosse comico. Da tre mesi bloccano il partito mentre si era attivamente impegnati e concentrati sulle questioni dei territori e dei lavoratori (forestali, vertenze aziendali, accelerazione spesa, disabili.) di cui, soprattutto loro, i parlamentari e consiglieri regionali, dovrebbero preoccuparsi realmente visto che sono anche pagati per farlo.
Invece proprio loro ispirano, organizzano e costruiscono addirittura una mozione di sfiducia verso il segretario provinciale, senza una ragione e una motivazione seria.
Agli inviti e agli appelli di fermarsi e di evitare di spingere il partito in una condizione di spaccatura rispondono con insulti e con l’ostinazione di richiedere e di far convocare ben tre assemblee provinciali per ”cacciare” il segretario.
“Cercano”, “chiedono”, “convincono” persone a firmare una mozione di sfiducia senza minimamente preoccuparsi del fatto che così facendo si spaccava il partito.
Niente.
Ottusamente sono andati avanti mentre rappresentavano ai vertici romani e napoletani di avere i numeri per mandare a casa un segretario democraticamente eletto da un congresso.
Nel frattempo hanno puntualmente insistito a chiedere le dimissioni, perché con le dimissioni (diciamolo una volta per tutte!) sarebbe stato ancora più agevole realizzare il “piano” dell’ “operazione canaglia” che prevedeva la promessa della candidatura a sindaco al comune di Avellino per uno, la segreteria provinciale per un altro, e gli enti di servizio e di gestione per un’altra.
Anche per questo le dimissioni non sono mai arrivate e non perché il disgusto non fosse già abbastanza.
Hanno costretto i delegati dell’assemblea a votare formalmente la mozione di sfiducia e l’esito di quella votazione resterà nella memoria della politica provinciale come la più grande .mai conosciuta.
Oggi, dopo tutto questo, anzi malgrado tutto questo, invece di avere un sussulto di pudore, un minimo di sensibilità per evitare al partito, oltre che a se stessi, ulteriore umiliazione e mortificazione politica, si risponde con un documento (quello di oggi) attraverso il quale si pretende, dopo il fallimento della sfiducia di dettare unilateralmente la linea per ottenere ciò che avrebbero avuto se la sfiducia fosse passata e cioè il commissariamento per un congresso anticipato.
In altri tempi, politicamente impensabile. Ma oggi questo è il livello, questo è il materiale.
Di fronte a tanta ostinazione, ogni tentativo della segreteria regionale, che pure ha mostrato saggezza ed equilibrio, alla luce del fallimento della sfiducia, invitando al confronto e al dialogo, sembra destinato ad arenarsi.
D'altronde anche l’ennesima ipotesi da noi avanzata di costruire una segreteria collegiale, un percorso di responsabilità condiviso, è stato inspiegabilmente ignorato.
Sia chiaro e sia ben precisato: non abbiamo temuto di sfidare a testa alta l’ “operazione canaglia”, non abbiamo temuto di affrontare con dignità un voto sulla sfiducia, non ci può spaventare altro, nessuna soluzione che si determinerà ( e speriamo presto!) potrà essere proporzionata al risultato politico dell’assemblea di Capriglia.
Non temiamo nient’altro se non il giudizio severo ed inevitabile dei cittadini per lo squallore in cui, a cominciare dai rappresentanti istituzionali, abbiamo costretto il nostro partito.
A Roma sanno che qui, in Irpinia, c’ è un segretario provinciale democraticamente eletto e mai sfiduciato dall’Assemblea provinciale e dall’altra parte c’è una operazione canaglia che a tutti i costi si vorrebbe concretizzare.
Per conto nostro non avevamo ragioni prima per presentare le dimissioni e favorire i loro “piani”, ancora di più non le abbiamo oggi le ragioni per assecondare spartizioni e poltrone che altri si sono promessi.
Valutassero e decidessero i vertici del nostro partito.
Per noi tutta questa storia è finita a “Capriglia 14 dicembre, a futura memoria”.
Carmine De Blasio
segretario provinciale Partito democratico

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