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Politica

Provinciali, vincitori e vinti: venerdì l'insediamento

5 seggi al Pd; 2 a Udc, Proposta Civica e Moderati per l'Irpinia; uno ad Avellino Popolare; zero per Irpinia Bene Comune. E' questa la geografia politica che ci consegna il voto di domenica scorsa per il rinnovo del Consiglio Provinciale.

Il giorno dopo la conta di consensi e preferenze, è tempo di analisi e di bilanci. 

Esultano i democratici, che grazie al ritorno di Festa nei ranghi del Partito, passano da 4 a 5 consiglieri, conquistando quasi metà dei posti disponibili. In casa Pd riconferma per Lengua, Festa e Tuccia, mentre entrano per la prima volta Vito Farese ed Enza Ambrosone. Ora tutti uniti per il sì al referendum, questa la linea dettata da via Tagliamento.

Soddisfazione anche in Forza Italia che correva con la lista Moderati per l'Irpinia. Rispetto al 2016 la compagine passa dal 14,25% al 18,77% dei voti espressi. Due i seggi ottenuti: conferma per Girolamo Giaquinto, ritorno a Palazzo Caracciolo per Franco Di Cicilia, ex sindaco di Sturno. Resta l'amarezza per aver solo sfiorato il terzo seggio, è mancato un voto decisivo al comune di Avellino (guarda nel video in allegato l'intervista al presidente Gambacorta).

L'Unione di Centro raddoppia e passa da uno a due consiglieri: Luigi D'Angelis, sindaco di Cairano, e la new entry Vito Pelosi sindaco di Serino. Anche in questo caso forse ci si aspettava qualcosa in più, visto l'alto numero di sindaci e consiglieri recentemente passati sotto le insegne dello scudocrociato.

Il vero expoit arriva dalla lista Proposta Civica, messa in piedi dal duo D'Agostino- Alaia. Il deputato e il consigliere regionale portano a casa due seggi per altrettanti sindaci, Fausto Picone di Candida e Marino Sarno di Volturara.

Male invece il nuovo centrodestra di Pietro Foglia che, in campo con la lista Avellino Popolare, dimezza il numero dei voti ma può comunque consolarsi con l'elezione del consigliere comunale grottese Giovanni Romano.

Infine c'è da registrare il flop della sinistra di Irpinia Bene Comune, che con soli 60 voti conquistati resta fuori dal consesso.

Dunque, il dado è tratto. L'insediamento del nuovo consiglio si terrà Venerdì alle ore 9. Resta l'incognita sul futuro delle Province, ma la discussione è rinviata a dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre. Il sì potrebbe spazzarle via definitivamente, con il no invece si aprirebbero nuovi scenari.

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