Dopo la sconfitta, l’analisi. Il Pd raccoglie i cocci e cerca spiegazioni al tonfo registrato alle provinciali. Lo sconfitto Paolo Foti mostra fair play, augura buon lavoro a Gambacorta e dice che da oggi in poi si concentrerà esclusivamente sulla città di Avellino. Nessun accenno polemico, dunque, nemmeno verso i possibili traditori. D’altra parte la debacle può essere solo in parte addebitata a lui. Sul banco degli imputati c’è sopratutto il segretario Carmine De Blasio. 

Richieste di dimissioni arrivano da più parti. La settimana prossima si terrà una direzione provinciale. Per ora De Blasio parla di sconfitta amara, che doveva essere evitata. Ma si consola guardando alla composizione del consiglio dove-sostiene- il centrosinistra è maggioranza. In attesa della resa dei conti in direzione, bordate arrivano dalle minoranze Pd. Chiede la testa dei vertici Gianluca Festa, espulso dal partito, ma solo sulla carta.

Dimissioni immediate le invoca anche la sinistra attraverso Francesco Todisco.

Ci va giù duro anche Sel, alleato recalcitrante tanto da ritirare l’appoggio a Foti 24 ore prima dall’apertura dalle urne. Nel mirino la segreteria di via Tagliamento, incapace di mettere in campo una coalizione omogenea.

C’è poi l’Udc che, dopo aver tifato per Foti, torna all’improvviso equidistante. Dice che quella di Gambacorta è una vittoria di Pirro e che il sindaco di Avellino è stato battuto da una faida interna tra correnti. Sul risultato dello scudocrociato, la segreteria, con uno slancio di ottimismo, lo definisce soddisfacente senza dimenticare di bacchettare chi lasciando il partito ha trasferito consensi altrove. Frecciata rivolta a Pietro Foglia ed Enza Ambrosone.