A parlare con i giornalisti non si ferma. Ospite di un convego su "il Codice dei Contratti pubblici e lo Sblocca cantieri" - organizzato al carcere borbonico dalla Società degli Avvocati e degli Amministrativisti delle province di Salerno e Avellino -, il presidente della Regione Campania preferisce argomentare dal palco. Segno che il momento è delicato; sul piano politico, soprattutto. All'orizzonte ci sono le regionali del 2020, lui è pronto a ricandidarsi, ma l'intesa Cinquestelle-Pd potrebbe mettere in disussione il suo nome.
I pentastellati hanno già posto il veto, e il Pd non sembra voler difendere più di tanto il governatore uscente. De Luca è un fiume in piena, attacca Di Maio «in guerra continua con la grammatica, la storia, la geografia e anche la matematica dal momento che si è inventato il mandato zero».
Attacca Grillo «un comico che non fa più ridere nessuno». E poi passa al guardasigilli Bonafede che sta «scaricando l’inefficienza dello Stato sul cittadino»: ''Seguo con i brividi- dice De Luca- il dibattito sulla giustizia''. Il governatore si sofferma, ancora, sul «farraginoso contesto legislativo» che ha generato «norme inapplicabili», determinando «il panico più totale nei funzionari che non sono più in grado di decidere se rispettare le linee guida dell’Anac o le leggi dello Stato. L’Italia ormai è un circo equestre''. Il presidente conclude la sua requisitoria citando Eraclito: «Ethos anthropoi daimon. Il carattere determina il destino dell’uomo. Questo è il mio carattere. Vado avanti per la mia strada. Mi devono solo sparare per fermarmi». Tradotto, alle regionali sarà in campo comunque, con o senza il sostegno del Pd.
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