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''Napoli 1799'', Ciro Raia racconta il sogno svanito della Repubblica Partenopea

NAPOLI – L’inizio della campagna napoleonica in Italia, l’attività dei circoli democratici d’ispirazione giacobina e rivoluzionaria e la fuga di Ferdinando IV, furono i presupposti che portarono, nel gennaio del 1799, alla proclamazione della Repubblica di Napoli. A capo della giunta rivoluzionaria c’erano i più noti intellettuali meridionali; la Costituzione fu elaborata da Mario Pagano. La Repubblica napoletana ebbe, però, vita breve e si dibatté tra difficoltà finanziarie e focolai insurrezionali fino a quando, nel mese di giugno, l’armata sanfedista si impossessò nuovamente della città, mettendo fine al governo repubblicano con una durissima repressione. Ciro Raia, nel suo libro ‘Napoli 1799’ edito da Pironti nel 1999 e portato a nuova vita lo scorso anno, racconta sei mesi di grandi speranze vissute da lazzari e da preti, da nobili e da intellettuali, a volte alleati, a volte nemici. Sei mesi in cui un sogno, diventato realtà, troppo presto svanisce. Alla presentazione di ieri nella libreria Iocisto, a discutere dell’argomento c’erano l’autore, lo scrittore Mauro Giancaspro, l’editore Alessandro Polidoro e il sindaco Luigi de Magistris che in un passaggio ha riportato quel contesto nel presente: “Se non si conosce la storia della propria città – ha esordito de Magistris - diventa difficile trovare linfa per far vivere nuove stagioni di illuminismo. Io ho sempre pensato che con il popolo si debba avere un rapporto molto forte: il concetto di populismo andrebbe un po’ rivisto, oggi lo si intende solo in maniera negativa, ma se si crea una connessione forte con la gente, Gramsci diceva ‘sentimentale’, il popolo non ti tradisce”.

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