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Consumo suolo, persi ben 219 ettari di superfici naturali. Sorvino: "Lo sviluppo sia sostenibile"

agricoltura

Un territorio sempre più urbanizzato in danno di 219 ettari di superfici naturali. La Campania si colloca al terzo posto tra le regioni italiane per il più alto consumo di suolo 10% (dopo la Lombardia al 12,1% e il Veneto all’11,9%).
Sono i dati forniti dall’Arpa Campania che ha contribuito al Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” pubblicato di recente dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente. 

In particolare, è la provincia di Napoli a risaltare rispetto al resto della regione, con una quota di consumo di suolo che si attesta al 33,89%, quota che sale al 62,62% nel solo comune di Napoli.

Nettamente distanziate le altre province: nell’ordine, la provincia di Caserta è al 9,95%, quella di Salerno al 7,89%, quella di Avellino al 7,30%.

Il territorio che conserva la maggiore percentuale di superficie naturale è la provincia di Benevento, con un consumo di suolo pari al 7,13% dell’estensione provinciale.

Tuttavia la provincia sannita è quella che ha perso più superficie naturale in un anno tra il 2018 e il 2019, con un consumo di suolo ulteriore di 64 ettari nel corso dell’anno.      

Il rapporto pubblicato dal Snpa contiene anche dati a livello comunale.

In questo ambito, risalta l’artificializzazione elevata del territorio dei comuni della cintura urbana di Napoli, con un primato a livello nazionale: Casavatore è il comune italiano con la più alta quota di consumo di suolo, pari al 90,43% del territorio comunale. Percentuali notevoli sono raggiunte da comuni vicini, tra questi Arzano (82,81%) e Melito di Napoli (81,14%).

Se ci si focalizza però sull’aumento di superficie con copertura artificiale tra il 2018 e il 2019, i tre comuni che hanno consumato più suolo nel corso di un anno sono Morcone (Benevento) con 24 ettari, Maddaloni (Caserta) con 20 ettari e San Lupo (Benevento) con 12 ettari.

Per il direttore tecnico Arpac Claudio Marro, «il rapporto mostra che il peso dell’urbanizzazione, su un territorio fragile come quello campano, rischia di non essere sostenibile, e che l’istituzione di parchi e aree protette, di cui la Campania è dotata in quantità consistente, non è purtroppo un rimedio sufficiente. Nell’ultima rilevazione abbiamo registrato un lieve rallentamento della crescita del consumo di suolo in Campania, ma probabilmente è una frenata dettata più da determinanti economiche che da una radicata consapevolezza del problema».

«Il quadro conoscitivo offerto da questi dati in ambito regionale», commenta il direttore generale Arpac Stefano Sorvino, «integrato e aggiornato grazie al costante impegno dell’Agenzia ambientale campana in collaborazione con Ispra, evidenzia i processi di uso del territorio e le loro dinamiche evolutive, offrendo chiavi di lettura significative per supportare le scelte di politica urbanistica e territoriale di competenza dei vari livelli istituzionali.

Sussistono nel territorio campano aree abbandonate o in fase di degrado, così come emerge le necessità di razionalizzare e valorizzare porzioni di tessuto urbanistico come alcune Aree di sviluppo industriale.

Non bisogna dimenticare che il suolo è una risorsa ambientale soggetta a esaurimento, non rinnovabile, e che lo sviluppo urbanistico deve essere sostenibile, altrimenti spezziamo il tronco su cui poggia l’intera comunità regionale e la stessa economia locale».A fine agosto, sulla rivista istituzionale dell’Agenzia verrà pubblicato un dossier di approfondimento con i dati campani dell’edizione 2020 del rapporto Snpa sul consumo di suolo.

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