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Strage di via D'Amelio, Lonardo: "Un dovere cercare la verità"

Sandra Lonardo

“Oggi ricorre il XXVI anniversario della strage di Via D’Amelio, in cui hanno perso la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina.

Scandire i loro nomi è un atto dovuto: queste persone hanno immolato la propria vita per lo Stato ed è giusto che quest’ultimo continui nell’accertamento della verità perché non ci debbono essere nebbie su un dramma che fa parte ormai della storia d’Italia".Lo dichiara la senatrice di Forza Italia e vicepresidente del gruppo, Sandra Lonardo.

"Credo, inoltre, sia doveroso rispondere agli interrogativi che pone la figlia di Borsellino, anche perché non possiamo essere permanentemente in tensione, tra ciò che è stato definito e ciò che rimane indefinito. Tutto questo richiama anche alla responsabilità le forze Politiche e di Governo di continuare con un’azione stringente, la lotta alle mafie e alla criminalità, che hanno una presenza non più localizzata nel Mezzogiorno ma distribuita in tutto il territorio nazionale e che riesce perfino ad operare finanziariamente in alcune borse internazionali.

Quello di far luce su episodi, e su questo episodio in particolare, è un problema che non tocca il Governo, o i singoli Governi, ma tocca la coscienza morale di ognuno. Riteniamo che gli antidoti, rispetto al modo di debellare la criminalità, siano la giustizia sociale, dignitosa e non elemosinante e soprattuto una pedagogia che tocca i nostri ragazzi, figli e nipoti, in modo che sappiano stabilire uno spartiacque tra legalità e illegalità, ricchezza che arriva attraverso sacrifici e successo a basso costo.

Per combattere la mafia va fatta un’azione intelligente e responsabile.

Noi  con  Forza Italia, daremo una mano a chiunque si muova in questa direzione, nel ricordo commosso della strage di Via D’Amelio e delle tante vittime, tra forze di polizia, magistrati e politici, che sono state uccise per aver fatto il loro dovere istituzionale. La mafia deve essere lotta alla mafia.

Lo diciamo con serenità mentre siamo, mai come oggi, vicino a famiglie toccate dalle stragi.

Non può essere una strumentalizzazione o un modo per far finta di combattere un fenomeno che rimane inquietante.

Abbiamo, infatti, assistito, negli ultimi tempi, a campioni antimafia, oggi sottoposti a vincoli giudiziari e che hanno tentato, attraverso questo espediente, di fare impressione o di essere alfieri di una retorica guerra alla mafia. Per costoro non ci deve essere spazio, non ci deve essere spazio per nessuno che voglia utilizzare come mezzo situazioni che tanto inquietano l’opinione pubblica nazionale.

Esprimiamo vicinanza alle famiglie, con l’intento comune con il quale ci saremo sempre a costruire una società migliore: non affronto e disprezzo, secondo il monito che anche i papi negli ultimi tempi hanno manifestato, condannando come peccato gravissimo l’appartenenza alle mafie. E nella speranza che i quesiti posti dalla figlia di Borsellino possano trovare autorevole e significativa risposta”.

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