Dopo la sofferenza dovuta all’attesa snervante cui anche quest’anno i tifosi sono costretti, la boutade, ci sia concesso il termine, si arricchisce di un altro elemento. Il mistero delle Pec. Potremmo titolare in questo modo il nuovo capitolo della vicenda Sidigas che ha coinvolto la squadra biancoverde con l’iscrizione al campionato praticamente senza avere una squadra, né un allenatore, né un direttore sportivo. L’ennesima settimana si apre con la notizia che aveva chiuso la  precedente arricchita di ulteriore mistero. Perché i messaggi di posta elettronica certificata che manifesterebbero le intenzioni di successione al vertice della società sarebbero salite a tre, dalle due cdi cui si era parlato sabato pomeriggio. Sin qui tutto bene. Poi però cominciano i soliti giri di condizionali d’obbligo ed indiscrezioni incomplete, come ad esempio quelle che riguardano i nomi dei presunti interessati. Tutta una serie di supposizioni e qualche volta smentite e nulla di più. Ed è avvilente dovere assistere impotenti anche a quest’ulteriore gioco al massacro: perché non dire chiaramente ai tifosi se ci sia Tizio o Caio interessato all’acquisto? Perché dire che ci sono imprenditori seri interessati all’acquisto del club salvo poi tenerne nascosti i nomi come se si dovesse coprire un delitto inconfessabile? Francamente i tifosi non meritano anche questa tortura, non meritano di restare nel dubbio in un modo ingiustificato quanto grottesco. Dare segnali forti alla piazza non significa soltanto cercare di tranquillizzare tutti sulla possibile successione. Dare segnali forti vuol dire partecipare gli sportivi anche su chi potrà gestire il dopo De Cesare, ammesso che un dopo De Cesare ci sarà. Perché ad oggi non c’è ancora nulla di concreto. Se non delle presunte PEC che non sono un contratto di acquisto ma solo una manifestazione di disponibilità. Ovvero l’equivalente del nulla.