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Napoli-Barcellona: analisi tattica della doppia sfida di Champions

Che per il Napoli ci sarebbero state poche chance tutti ne erano coscienti, e purtroppo per il calcio italiano dalla Champions sono arrivate solo conferme. Si parla della doppia sfida degli ottavi di Champions League tra Barcellona e Napoli, che alla fine ha visto gli spagnoli trionfare e conquistare il passaggio ai quarti di finale. D’altronde i blaugrana erano grandi favoriti per il passaggio del turno ai quarti di finale, sia secondo pronostici e quote dedicate alla Champions League che per i media e commentatori. E così è stato, con una gara di andata che ha visto l’inaspettato pareggio per 1-1 giocato a Napoli, con il gol di Victor Osimhen che ha risposto alla rete del vantaggio di Robert Lewandowski, mostrando al pubblico del Maradona una squadra cambiata nell’umore e nel carattere, che ha saputo reagire allo schiaffo iniziale dei tedeschi, chiudendo la gara persino in crescendo. Nella sfida di ritorno al Camp Nou invece il Barcellona ha fatto valere la propria forza imponendosi con un netto 3-1, con i gol di Fermin Lopez, Joao Cancelo e Lewandowski, a cui ha risposto solo Amir Rahmani per i partenopei.


Napoli-Barcellona, la gara di andata
Non poteva esserci esordio peggiore per Calzona sulla panchina del Napoli ma i fatti gli hanno solo dato ragione. Una gara iniziata timida, con il Barça in pieno controllo per gran parte del primo tempo. Il Napoli poi si assesta ma riceve la mazzata peggiore al 60’ con il gol di Lewandowski. Il bomber di casa azzurra Osimhen però riesce a mettere in parità il risultato al 75’. Come? Con il coraggio del suo tecnico, che all’inizio della gara ha lasciato l’assetto tattico della squadra invariato rispetto al passato: un 4-3-3 che il Napoli conosce a memoria ma con poche certezze. Poi sono arrivati i cambi, con Traorè e Lindstrom che entrano per Cajuste e Kvara, da sempre intoccabile. La squadra percepisce il carattere dell’allenatore e reagisce di conseguenza. L’assetto tattico di Calzona chiede un gioco molto fluido in fase di possesso, improntato sulla ricerca della qualità dei suoi attaccanti senza però dimenticare i muscoli a centrocampo per contrastare i fenomeni a disposizione di Xavi. Proprio la tenacia degli azzurri ha tolto certezze agli spagnoli permettendo ai partenopei di alzare il baricentro diventando più aggressivi, con il Barcellona che ha cercato di sfruttare gli spazi alle spalle della difesa azzurra per colpire in contropiede.


Il ritorno a Barcellona
Nella gara al Camp Nou la differenza tra le due squadre è stata evidente, con i blaugrana che hanno creato nettamente di più del Napoli, si vedano i 24 tiri contro i 14 del Napoli. E gli spagnoli hanno spinto di più con il rammarico del Napoli nel non aver finalizzato le poche chance avute a disposizione e recriminando anche per un rigore non fischiato per un fallo su Osimhen. Quello che è venuto meno nel Napoli sono stati i due giocatori simbolo della squadra, che hanno regalato pochi guizzi e poche occasioni. Per quanto riguarda Kvaratskhelia, il georgiano ha tentato qualche conclusione dalla distanza, senza però davvero incidere soprattutto sul piano del dribbling e dell’uno contro uno. Osimhen, invece, non ha mai neanche “visto la porta”, senza dare profondità al gioco dei suoi e senza riuscire mai a trovare la posizione corretta in area per liberarsi dalla marcatura e offrire opzioni di gioco.

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