"I campionati vanno terminati, ma la salute va messa al di sopra di ogni altra cosa come ha dimostrato la Lega Nazionale Dilettanti nei giorni in cui la diffusione del coronavirus in Italia veniva ancora sottovalutata”. Sono le parole di Cosimo Sibilia, che ha rilasciato una intervista al quotidiano Il Mattino, evidenziando che il calcio dilettantistico non ha rincorso gli eventi, bensì li ha anticipati. “Siamo stati i primi a sospendere le attività dal 23 febbraio, cancellando oltre duemila partite in Lombardia e parte del Veneto per le categorie inferiori e 4 gironi della D – ha sottolineato -. Una scelta provvidenziale, un gesto quasi eroico se si considera che il virus, come sostengono ora gli esperti, in quelle zone era in circolazione già da diversi giorni. Certo non può essere fatta una stima esatta, ma questa precauzione è servita ad evitare la moltiplicazione dei contagi. Adesso è necessario portare avanti le indicazioni delle autorità competenti in attesa che la situazione migliori e ognuno è chiamato a fare la propria parte. Poi quando la diffusione del Covid-19 sarà solo un brutto ricordo, bisogna riprendere a giocare a calcio”. Sibilia ha evidenziato che solo la federazione dilettantistica ogni anno organizza dalle 550 mila alle 600 mila partite. In D sono presenti club blasonati, grandi piazze e piccoli borghi. Un impegno enorme, che potrebbe essere vanificato dall’emergenza sanitaria. Ma il numero uno della Lega Dilettanti è ottimista. “A costo di scendere in campo ogni tre giorni, occorre fare in modo di ricominciare e concludere la stagione agonistica. Quando c’è un imprevisto, di solito ci si adatta. Ed è quel che faremo, se necessario andando anche oltre la deadline del 30 giugno."
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