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Acqua, incontro dell'Ugl a Napoli. De Stefano: Irpinia e Sannio penalizzate

Lello De Stefano

«Occorre modificare la proposta di riordino del servizio idrico integrato in Campania, così come formulata dalla giunta regionale, garantendo le prerogative dei territori, ma soprattutto difendendo il ruolo fondamentale della gestione  pubblica a tutela dei cittadini e degli utenti». Così il presidente dell'Alto Calore Servizi spa, dottor Raffaello De Stefano, intervenuto in qualità di relatore al convegno sull'acqua pubblica promosso dalla Uil regionale che si è svolto questa mattina a Napoli, 
su iniziativa dei segretari di categoria, regionale Anna Rea e nazionale Paolo Pirani. Hanno partecipato tra gli altri il Governatore della Campania, Stefano Caldoro, i deputati di Forza Italia Carlo Sarro e del Pd Massimiliano Manfredi, Lorenzo Bardelli della AEEG, oltre ai rappresentanti di tutti i gestori dei Servizi idrici e degli Ato campani. 
Il convegno ha affrontato i temi peculiari di una riforma del Servizio Idrico Integrato, apertamente contestata dalle zone interne, come dalla città di Napoli, con il pieno sostegno tecnico venuto dagli stessi commissari degli ATO, oggi in fase di liquidazione.
Nel suo intervento, il presidente dell'Alto Calore De Stefano ha chiesto al governatore Caldoro modifiche sul numero e la perimetrazione degli ATO, norme finalizzate a tutelare la gestione pubblica in Campania, quindi lo sblocco delle risorse finanziarie europee indispensabili per  ammodernare e ristrutturare il sistema acquedottistico ormai fatiscente. Nella sua replica, il presidente della giunta regionale Caldoro ha colto la delicatezza dei riflessi delle questioni formulate dal presidente di ACS, dichiarando che il Disegno di Legge è aperto alle proposte del Consiglio Regionale offrendo anche la propria disponibilità a recepire le osservazioni, nel quadro di una modifica sostanziale della legge in discussione in Consiglio regionale.
Nel suo intervento, il presidente di ACS -Raffaello De Stefano-  ha sollevato tutte le contraddizioni di un riordino che «penalizza i territori, riduce il peso degli enti locali nella amministrazione della risorsa idrica, centralizza tutte le prerogative, sottraendo le sorgenti e i bacini idrografici al controllo locale e impedisce, di fatto, il dovuto ristoro all’Irpinia e al Sannio». Per queste ragioni, De Stefano ha proposto di non escludere l’eventualità di riformulare la proposta con l’ATO di Caserta nella mappa prevista dal ddl Romano, rispettando l’equilibrio delle zone interne e garantendo la continuità dei piani d'ambito. 
«E' improponibile per Irpinia e Sannio la coesistenza nello stesso ambito con la provincia di Caserta, tenendo conto delle esigenze opposte dei diversi territori», ha fatto notare. «Se l’ATO di Avellino e Benevento rappresenta la cassaforte idrica del Mezzogiorno, alimentando il fabbisogno dell'area metropolitana con l'acqua di maggiore qualità disponibile in Italia, Caserta come Napoli dipende dai trasferimenti idrici anche extraregionali». 
De Stefano ha stigmatizzato in questo senso una ri-perimetrazione degli ambiti che «sottrae all'Irpinia le sorgenti di Caposele e Cassano, a vantaggio di una visione "salerno-centrica" anche per quello che riguarda gli equilibri depurativi nell'Irno intorno a Mercato San Severino, con la beffa di unire tutti i territori caratterizzati dalle percentuali più alte di dispersione idrica, appunto Avellino, Benevento e il casertano».
Sollecitando lo sblocco immediato dei finanziamenti a copertura del Piano d'Ambito dell'ATO Calore Irpino, ha messo in guardia il Governatore Stefano Caldoro sui rischi connessi all'applicazione del ddl Romano, a partire dall'escalation probabile delle tariffe, quindi del costo dell'acqua.  
«Se approvate, queste norme rinvierebbero di anni, forse di decenni, la messa in sicurezza del sistema idrico regionale», ha avvertito De Stefano, che ha proseguito: «Dopo anni di sforzi, gli ambiti uscenti hanno finalmente pianificato e reso operativi gli interventi necessari a garantire efficienza ed economicità ad una infrastruttura regionale, che  continua a funzionare solo grazie all'impegno quotidiano straordinario delle aziende pubbliche, pronte ad intervenire su reti ormai compromesse, per salvaguardare l'approvvigionamento dell'acqua alle città, alle famiglie e alle imprese». 
Rimarcando lo squilibrio tra le zone interne e le zone costiere, a proposito degli accordi interregionali sui trasferimenti idrici,il presidente De Stefano ha segnalato il quadro sfavorevole di condizioni imposte all'Alto Calore Servizi, in particolare. 
«Mentre la Puglia e Napoli prendono da noi l'acqua a gravità e a costi irrisori, ACS per alimentare il fabbisogno interno è costretta a spendere cifre esorbitanti in energia per attingere in profondità e pompare l'acqua in un sistema che ne perde oltre la metà per strada».   
Di qui, l'appello alla amministrazione Caldoro, di una rivisitazione profonda dell'articolato portato all'esame dell'assemblea regionale. 
«C'è la necessità e l'urgenza di interventi a sostegno dei gestori pubblici, attanagliati da una crisi finanziaria che l'alto indebitamento pregresso oggi rende insostenibile», ha spiegato il presidente di ACS, trovandosi in sintonia con gli esperti del settore e le organizzazioni sindacali intervenute per l’occasione.

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