Accade anche questo. Accade che su 360 dipendenti l’Alto Calore si ritrovi solo qualche addetto alla lettura dei contatori. E pensare che il costo del personale incide per il 50% sulle casse dell’azienda. La riorganizzazione delle mansioni dei dipendenti, dunque, è necessaria ed è stato uno dei temi al centro dell’assemblea dei soci dell’Acs. Troppi dirigenti e dipendenti gelosi delle proprie prerogative, pochi, pochissimi, quelli disposti a fare quel che c’è da fare, una consuetudine negli enti pubblici.
L’impegno a declassare i generali in soldati, metafora ripetuta più volte, è stato preso, vedremo se sarà mantenuto. Intanto il presidente De Stefano sprizza gioia da tutti i pori per il voto pressoché unanime incassato sul primo bilancio della sua gestione. Un solo contrario, Luogosano, e un astenuto Pratola Serra. Per il resto il voto è stato un plebiscito bipartisan, una cosa mai avvenuto a Corso Europa dopo si sono consumate le più feroci battaglie politiche degli ultimi anni.
Nonostante l’ok al documento contabile, i numeri restano preoccupati. Il 2013 ha fatto registrare un aumento delle perdite di oltre 5milioni di euro che, sommate a quelle pregresse, portando l’alto calore ad un deficit di 104 milioni, un macigno che pesa sulla possibilità di ottenere l’affidamento del servizio idrico. Per De Stefano però già a partire dai primi mesi del 2014 c’è un’inversione di tendenza con un avanzo di 700mila euro. Altre economie verranno recuperate dall’acquisizione della patrimoniale in liquidazione, che consentirà di tenere il debito al di sotto della fatidica soglia di un terzo del capitale
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