È pronto il piano industriale dell’Alto calore per servizi per far uscire l’ente dalla crisi. Cinquantotto pagine e cinque macro aree di intervento con cui il cda, guidato da Lello de Stefano, spera di portare l’ente fuori dall’abisso. Troppe e grandi le falle da riparare: 104 milioni di debiti, 96 milioni di crediti per lo più inesigibili, una pianta organica con 361 addetti da riordinare. La prima area di intervento riguarda la riduzione dei consumi energetici e delle perdite di rete, il consolidamento dei servizi e il miglioramento della produttività del personale. Al secondo capitolo il cda fissa il rafforzamento dei canali di comunicazione con l’utenza e l’avvio di una task force di morosità con l’aumento dei letturisti e l’aggressione dei crediti. Al terzo punto l’aspetto fondamentale del documento riguarda la riorganizzazione del personale con un sistema piramidale basato sulla meritocrazia e sulla salvaguardia dei livelli occupazionali. Il piano prevede anche la possibilità di rimodulare gli straordinari legando gli stipendi alla produttività, e il dimensionamento degli impiegati per aumentare gli operai. Al quarto capitolo del piano c’è la pianificazione economica e finanziaria e il provvedimento per il recupero della competitività, infine l’ottenimento del sistema idrico integrato e una nuova attenzione alla depurazione. Questo è il documento scritto dal cda che le sigle sindacali avevano chiesto in occasione dello sciopero del 3 ottobre. Ora comincia il confronto perché bisogna entrare nel merito cioè affrontare le gravi difficoltà finanziarie e gestionali. Le reti idriche, di proprietà della Regione e dei sindaci, sono fatiscenti e da oltre dieci anni non vengono erogati finanziamenti in tal senso. In ballo c’è il futuro della società pubblica di acqua in Irpinia e nel Sannio. Proprio per questo si cerca l’apertura di un tavolo.
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