Il canto salmodiante di Marcello Colasurdo, il ritmo ipnotico delle tammorre, le danze antiche e tradizionali. Il rituale si ripete, fedele a se stesso. La Caldelora, liturgia insieme religiosa e pagana, conserva intatto il suo fascino, grazie anche ad un sole primaverile che regala panorami mozzafiato. In tanti hanno raggiunto il Santuario di Montevergine per rendere omaggio a Mamma Schiavona, la madonna degli ultimi, dei diseredati, degli emarginati. Soprattutto, dei diversi. Alla base di questa devozione, un leggenda che si tramanda da secoli, secondo la quale il 2 febbraio de 1256 la Madonna di Montevergine avrebbe miracolosamente liberato due amanti omosessuali, legati a un albero tra lastre di ghiaccio. Nutrita la presenza di gay, lesbiche e trans. Madrina d'eccezione, ancora una volta, Vladimir Luxuria.
C'è poi l'aspetto più strettamente religioso, con la cerimonia officiata in una chiesa gremita dall'Abate dei monaci benedettini, padre Riccardo Guariglia, e il raccoglimento in preghiera nella cappella dove si trova il ritratto Mamma Schiavona.
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