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Immigrazione: Riace, il modello che l'Irpinia non vede

L'emergenza immigrazione interroga l'Irpinia. Sindaci e istituzioni sono alla ricerca della formula giusta per garantire integrazione e accoglienza dignitosa. Un esempio arriva da un piccolo comune calabrese, Riace. Domenico Lucano, sindaco della cittadina in cui vivono 2000 anime, è stato inserito al 40esimo posto tra i cinquanta leader più influenti al mondo nella classifica stilata dalla rivista americana ''Fortune''. Lucano è l'unico italiano in lista. Cosa avrà fatto mai di così importante? Semplice, ha accolto gli immigrati in appartamenti abbandonati e gli ha dato una opportunità, mettendo in campo una formazione orientata al lavoro. Oggi Riace è una città vivace, rinata, multietnica e multilingue dove vengono ospitate persone provenienti da una ventina di paesi diversi. Il centro in provincia di Catanzaro è diventato un modello di integrazione per tutta Europa. Un modello da imitare anche secondo la Cgil di valle ufita che in una nota loda il coraggio del sindaco di Riace e invita gli irpini, le istituzioni, a fare lo stesso e a non preoccuparsi solo di trovare una struttura dove parcheggiare chi arriva: ''Pochi credevano che un borgo semideserto si potesse davvero rianimare- dice Lucano; che a Riace si potessero davvero organizzare asili e scuole multilingue per far crescere i figli dei migranti senza bandiere e barriere nazionali, etniche o religiose''. Dalle nostre parti, invece, i sindaci ragionano in modo diverso e fanno di tutto per evitare l'arrivo e la permanenza di migranti sul proprio territorio. Colpa di sindaci e istituzioni, certo, ma anche delle pressioni e dei condizionamenti di comunità che in gran parte, va detto, i migranti non li vogliono. E il modello Riace, visto dall'Irpinia, rischia di rimanere quello che è: solo un modello.

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