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Isochimica, intesa con l'Asi per il ''passaggio di proprietà'': presto controlli e monitoraggi su area e popolazione

Stralciare l’Isochimica dal piano regolatore dell’Asi, riportare il sito sotto la proprietà del Comune così da essere nelle condizioni di ottenere più facilmente i fondi per la bonifica. E’ questa la proposta che il sindaco di Avellino Paolo Foti ha portato al tavolo che si è tenuto in prefettura. Presenti tutti i soggetti competenti, compreso il presidente della commissione regionale Bonifiche Amato. Qualche tensione si è registrata per il ritardo dell’Asi, con Belmonte giunto solo a riunione iniziata provocando l’ira del sindaco. L’obiettivo dell’amministrazione è tornare nella proprietà dello stabile anche per ottenere l’inserimento dell’isochimica nell’elenco dei siti nazionali da bonificare. La proposta è stata recepita dal presidente Belmonte che la porterà all'attenzione del cda dell'Asi. Inoltre partiranno le indagini sulla popolazione  (Asl)e l'analisi dello stato ambientale della zona (Arpac).
Nel frattempo si mobilità la comunità di Borgo ferrovia, costretta per anni a convivere con la fabbrica dei veleni. L’oratorio di Santa Chiaria si è riempita di cittadini chiamati a raccolta da don Luigi Di Blasi per chiedere alle istituzioni risposte certe ed immediate. In prima fila la protesta dei bambini della scuola elementare Francesco Tedesco. Mascherine e  cartelli con sopra più che uno slogan, una speranza, una richiesta che è anche un diritto: ‘’liberi di respirare’’. All’incontro presenti anche il sindaco Paolo Foti e il vice prefetto Amabile. Assenti, invece, Asl e Arpac.
I cittadini vogliono capire se anche loro, come i lavoratori dell’isochimica, rischiano di ammalarsi di patologie legate all’amianto. Il sindaco di è detto pronto ad assumersi le responsabilità che gli competono e a fare ricorso alla magistratura su eventuali inadempienze degli altri.
Foti ha assicurato che presto verranno appostati 150mila euro per la messa in sicurezza dei tetti.
E’ il secondo intervento dopo i 60mila euro per rendere innocui i cubi di cemento depositati nell’area a cielo aperto. Una goccia in mezzo al mare se si pensa che per bonificare lo stabilimento servono oltre 10 milioni euro.

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