Tony Della Pia, segretario provinciale di Rifondazione, scrive al direttore dell'Arpac Antonio De Sio:
"Da informazioni giornalistiche apprendiamo che l’Ente da Lei diretto eseguirà entro il mese d’ottobre 2013 una serie di rilevamenti nei dintorni dello stabilimento ex Isochimica al fine di verificare eventuali dispersioni nell’aria di fibre d’asbesto, necessari per stabilire il grado di gerarchizzazione dell’area nell’elenco dei siti inquinati redatto dalla Regione Campania.
A tal proposito, avendo cura di non mettere in discussione le capacità tecniche e professionali degli addetti al controllo, segnaliamo che se i rilevamenti saranno circoscritti a verifiche aeree sortiranno risultati poco rilevanti, considerato che il ciclo produttivo è oramai fermo da tre decenni, circostanza che determina un’abbattimento notevole della parcellizzazione fibrotica.
In virtù di tale riflessione ci concediamo di chiederle se non ritiene opportuno e più efficace, in considerazione anche dell’incidenza economica che l’operazione determina, effettuare indagini ben più approfondite finalizzate a constatare il livello d’inquinamento :
1. del sottosuolo vista l’enorme quantità d’amianto interrato, tenendo conto anche della perizia sottoscritta dai prof. Carlo ROMANO,Gennaro VOLPICELLI e Mario MANSI nel lontano 15.10.1989 su mandato affidatogli dall’allora G.I. dott. Modestino Roca nella quale certificavano che “[…] l’interramento dell’amianto è stato effettuato senza seguire precise e codificate modalità,i carotaggi hanno portato alla luce sia amianto non mescolato,sciolto,in aggregati,racchiuso in sacchetti di plastica,sia amianto impastato con cemento. L’amianto interrato nelle fosse non è debitamente isolato dal terreno circostante. Gli addetti all’interramento hanno manipolato amianto sfuso senza adeguate precauzioni,lavorando in condizioni pericolose,con rischio d’insorgenza di malattie professionali per amianto commisurato alle lunghe esposizioni atmosferiche ricche di fibre d’amianto. Per quanto riguarda gli abitanti della zona,essi in linea di principio sono stati esposti a pericolo per il fatto stesso che le fibre d’amianto sono state immesse nell’atmosfera dello stabilimento […] Nel sottosuolo dello stabilimento sono interrati grossi quantitativi d’amianto,senza adeguato isolamento dal terreno circostante […] la rimozione dell’amianto,la sua inertizzazione e sistemazione in discarica sono opere da attuare per la bonifica dell’area Isochimica […]”
2. del D.N.A. della vegetazione circostante, sviluppatasi negli anni successivi alla chiusura dello stabilimento;
3. delle condotte d’aspirazione e dei silos di raccolta;
4. della rete fognaria e delle falde acquifere considerato che: - cit. perizia di cu al punto 1) – [….] per quanto riguarda la rete fognaria,allo stato, le acque nere e le acque di processo scaricano,senza alcun trattamento depurativo,nella fogna pubblica […];"
A tal proposito, avendo cura di non mettere in discussione le capacità tecniche e professionali degli addetti al controllo, segnaliamo che se i rilevamenti saranno circoscritti a verifiche aeree sortiranno risultati poco rilevanti, considerato che il ciclo produttivo è oramai fermo da tre decenni, circostanza che determina un’abbattimento notevole della parcellizzazione fibrotica.
In virtù di tale riflessione ci concediamo di chiederle se non ritiene opportuno e più efficace, in considerazione anche dell’incidenza economica che l’operazione determina, effettuare indagini ben più approfondite finalizzate a constatare il livello d’inquinamento :
1. del sottosuolo vista l’enorme quantità d’amianto interrato, tenendo conto anche della perizia sottoscritta dai prof. Carlo ROMANO,Gennaro VOLPICELLI e Mario MANSI nel lontano 15.10.1989 su mandato affidatogli dall’allora G.I. dott. Modestino Roca nella quale certificavano che “[…] l’interramento dell’amianto è stato effettuato senza seguire precise e codificate modalità,i carotaggi hanno portato alla luce sia amianto non mescolato,sciolto,in aggregati,racchiuso in sacchetti di plastica,sia amianto impastato con cemento. L’amianto interrato nelle fosse non è debitamente isolato dal terreno circostante. Gli addetti all’interramento hanno manipolato amianto sfuso senza adeguate precauzioni,lavorando in condizioni pericolose,con rischio d’insorgenza di malattie professionali per amianto commisurato alle lunghe esposizioni atmosferiche ricche di fibre d’amianto. Per quanto riguarda gli abitanti della zona,essi in linea di principio sono stati esposti a pericolo per il fatto stesso che le fibre d’amianto sono state immesse nell’atmosfera dello stabilimento […] Nel sottosuolo dello stabilimento sono interrati grossi quantitativi d’amianto,senza adeguato isolamento dal terreno circostante […] la rimozione dell’amianto,la sua inertizzazione e sistemazione in discarica sono opere da attuare per la bonifica dell’area Isochimica […]”
2. del D.N.A. della vegetazione circostante, sviluppatasi negli anni successivi alla chiusura dello stabilimento;
3. delle condotte d’aspirazione e dei silos di raccolta;
4. della rete fognaria e delle falde acquifere considerato che: - cit. perizia di cu al punto 1) – [….] per quanto riguarda la rete fognaria,allo stato, le acque nere e le acque di processo scaricano,senza alcun trattamento depurativo,nella fogna pubblica […];"
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