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Poche nascite: reparti di Ariano, Solofra e Atripalda a rischio. C'è il decreto di Caldoro

Sanità, il decreto 108 del commissario ad acta lo conferma: nessuna chance per ostetricia e ginecologia del Sant’Ottone Frangipane. La quota di 347 parti non e’ sufficiente a mantenere attivo il reparto. La regione annuncia accorpamenti. 

ospedale Ariano

Nessuna possibilità: al di sotto dei 500 parti, i punti nascita dovranno esser accorpati, quindi chiusi. Il Sant’Ottone Frangipane di Ariano, nella provincia di Avellino, è tra questi. Il decreto 108 del commissario ad acta per la Sanità in Campania, lo stesso Governatore Caldoro, ha stabilito i requisiti da rispettare. Pertanto, considerando il numero complessivo di nati in ciascuna provincia si procederà entro il 31 dicembre 2015 agli accorpamenti dei punti nascita per le strutture con numero inferiore di parti a 1000 bambini, con un’eventuale deroga per le isole e i comuni montani. 
Ebbene, vediamo i numeri dell’Irpinia. Nella provincia di Avellino – nell’ultimo decennio si è assistito ad una progressiva diminuzione del numero dei parti, oltre il 16%, passando da 4.471 del 2002 ai 3.732 del 2013. Nello specifico, le future mamme preferiscono rivolgersi alla Casa di Cura Malzoni che si attesta sui 1722 parti nello scorso anno; a seguire il Moscati di Avellino con 1035 parti; poi il Landolfi di Solofra con 368 e quasi in coda il Frangipane con 347 cui va dietro solo la Casa di Cura Santa Rita di Atripalda con 260 nascite. 
Le ultime tre rientrano nella lista nera e quindi a rischio accorpamento non rispettando i criteri dell’Accordo Attuativo e del Piano di Rientro Sanitario della nostra Regione. I punti nascita al di sotto dei 500 parti hanno poche speranze di continuare ad esistere. Inoltre la Regione intende fare un controllo dei requisiti del personale, della localizzazione della sala operatoria, della presenza di ecografi adeguati al numero dei parti, intende verificare anche la sussistenza delle condizioni per l’accreditamento della patologia neonatale. 
Sarà attuata anche una politica, o se si vuol chiamare “campagna d’informazione”, per ridurre i cesari a favore dei parti naturali. Le Asl insieme all’ARSAN avranno il compito di diffondere e comunicare vantaggi, indicazioni, diritti sul parto spontaneo, e diffondere la cultura che un parto spontaneo è sicuro in centri con più di 500 nati e con personale adeguato per numero ed esperienza e con tecnologia in linea con le indicazioni scientifiche. 
Tutto ciò rientra nell’adeguamento dei programmi operativi 2013 – 2015 proseguendo con il piano per il rientro del settore sanitario. Quindi da qui ad un anno, la logica dei numeri farà ancora da padrona e per i livelli sanitari dell’arianese e della Valle Ufita tira nuovamente una brutta aria. 

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