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Urologia, innovative tecniche di chirurgia pelvica dall'VIII Congresso nazionale

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Dopo il cancro è crisi di coppia per migliaia di italiani affetti da impotenza e incontinenza urinaria conseguenze indesiderate dell’asportazione radicale della prostata che si possono ora trattare con valide soluzioni. Le ultime evoluzioni terapeutiche presentate in diretta durante le sessioni di live surgery dell’VIII congresso Urop in corso a Ravello,  puntano, quando i farmaci stimolatori dell’ erezione sono inefficaci, sull’impianto di  protesi peniene di nuova generazione che consentono il ritorno a una normale sessualità e sull’inserimento di sling (benderelle) che, poste sotto l’uretra, ripristinano la normale continenza. “L'asportazione chirurgica completa della prostata”, spiega il dottor Stefano Pecoraro, uro-andrologo, Presidente del congresso e responsabile dell’Andrologia Chirurgica della Clinica Malzoni di Avellino,”nonostante le tecniche laparoscopiche, robotiche e la nerve sparing  che risparmia i nervi dell’erezione, causa impotenza in oltre il  70% dei pazienti operati.  Durante l’intervento chirurgico infatti i nervi dell’erezione possono comunque subire dei danni che causano una disfunzione erettile temporanea e spesso definitiva. Le soluzioni per l’erezione. In questi casi la soluzione risolutiva, se non sono efficaci i farmaci, arriva dalle protesi peniene idrauliche di ultima generazione che determinano un’erezione simile a quella fisiologica. L’impianto della protesi  si effettua con l’inserimento  all’interno dei cilindri naturali del pene, i corpi cavernosi,  di due cilindri espansibili collegati ad una pompa di controllo, posta sotto la pelle dello scroto tra i due testicoli e ad un serbatoio contenente del liquido. L’uomo può ottenere un’erezione con la stessa sensibilità e capacità di orgasmo presenti prima dell’intervento premendo semplicemente sull’area in cui è posizionata la pompa. In questo modo il liquido si trasferisce dal serbatoio ai cilindri e il pene si indurisce.  Dopo il rapporto  azionando di nuovo  la pompa  il pene torna al normale stato di flaccidità. Queste innovative protesi  risolvono anche la riduzione delle dimensioni del pene che si accorcia a 15 giorni dall’intervento di 1 cm e mezzo fino  superare i 2 cm dopo un anno. Rispetto a quelle del passato in grado solo di ingrossare il pene, le protesi  tricomponenti  consentono oggi una perfetta erezione con un ingrossamento  e allungamento  del pene che permettono all’uomo di riprendere una vita sessuale attiva e soddisfacente”. Sebbene la protesi risolva definitivamente l’impotenza post prostatectomia  molti uomini non ne conoscono l’esistenza perché spesso non vengono informati dai medici. Stessa mancanza di informazione anche per i  400.000 italiani affetti da grave impotenza non legata a interventi alla prostata e che non risponde ai farmaci”.
Le soluzioni per l’incontinenza. “L’incontinenza urinaria, dice l’urologo salernitano, “che si manifesta subito dopo la prostatectomia  è molto frequente -  fino al 60% dei casi - e nella maggior parte si risolve o si riduce. La prima misura terapeutica è la riabilitazione del pavimento pelvico che  accelera e favorisce  la ripresa della continenza . Tuttavia percentuali variabili dal 3 al 10 % di pazienti operati rimangono incontinenti.  In questi casi il trattamento più efficace è l’applicazione dello sfintere artificiale (il gold standard è l’AMS 800) che va riservato alle forme più gravi. In pazienti con incontinenza lieve - moderata e non trattati con radioterapia si possono ottenere ottimi risultati con le più recenti tecniche di chirurgia mininvasiva basate sull’applicazioni di sling (benderelle) sottouretrali che consentono di recuperare la normale continenza con l’inserimento di una retina di polipropilene che  riposiziona l'uretra, dislocata dall'intervento sulla prostata, nella sua sede anatomica naturale. L’intervento si effettua in anestesia loco-regionale e in one day surgery.gli impianti di protesi peniene e di sfinteri artificiale vengono effettuati solo in centri altamente specializzati”. Queste tecniche oltre alla clinica Malzoni di Avellino sono disponibili in vari centri ospedalieri italiani.

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