«Salga ai suoi piedi chiunque vuol vedere la sua immagine, perché il Patrono della nostra Città si chiama Ottone". Questa iscrizione è scolpita sotto la statua che il Vescovo Nicola de Hippolitis collocava nella nicchia a destra, sulla facciata della Cattedrale nel 1502. Oggi tale distico è illegibile, ma la volontà di riportarlo in vita è giustificata dall'amore che gli arianesi hanno sempre nutrito per il protettore. Ottone fu della nobile famiglia Frangipane e fu Roma, quindi, a dargli i natali, probabilmente nell'anno di grazia 1040. Arrivò in Ariano ormai vecchio e si fermò nel disadorno romitorio di S. Pietro de Reclusis, alle falde della città, a tre quarti di miglio dalle sue mura. La sua vita eremitica fu accompagnata da innumerevoli prodigi e fu spesa tutta nell'umiltà e nella carità. Nel 1127, il 23 marzo lasciò l'esilio terreno per lidi certamente migliori. Abbiamo riferito brevemente di San Ottone per ricordare che finalmente sono cominciati i lavori per ristrutturare il Romitorio di San Pietro, il luogo dove si tramanda sia vissuto il santo patrono di Ariano e della Diocesi. Questi lavori, fortemente voluti dalla comunità residente e dal parroco Don Alberto Lucarelli, non saranno limitati al recupero degli ambienti e dell'affresco del XIV secolo che fa ancora bella mostra di sé all'interno del romitorio, ma anche della immagine in ceramica esterna alla chiesa. Sarà, ovviamente, la famiglia Russo a riportare al suo originario splendore l'immagine del santo. Un lavoro paziente, certosino , che sarà sicuramente apprezzato dagli arianesi. Per finanziare i lavori è intervenuta direttamente la Curia Vescovile e la parrocchia Madonna di Fatima. D'altra parte non si poteva attende oltre. Gli affreschi rischiavano di essere rovinati dalle infiltrazioni di umido e il pannello esterno alla chiesa è già da tempo danneggiato. Entro poche settimane dunque si potrà esultare per un intervento di restauro necessario e atteso.
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