Chi pensava che lo scambio degli auguri Natalizi la falla che si era aperta nei rapporti tra sindaco e una parte di consiglieri fosse ormai solo un ricordo del 2013, dovrà ricredersi. L’esperienza di Galasso insegna che le tensioni al comune di Avellino sono permanenti e il sindaco è sempre sulla graticola. Evidentemente il mini rimpasto non ha soddisfatto la pattuglia di dissidenti, cinque in tutto, guidati da Gianluca Festa e Livio Petitto, che ieri hanno delegato Geppino Giacobbe ha sferrare il colpo attraverso la lettura di un documento nel quale si boccia l’amministrazione, accusandola di poltronificio e immobilismo, poco rispetto verso gli eletti, assenza di confronto e poca collegialità nelle decisioni. A rincarare la dose ci pensa Gianluca Festa.
Al momento il rischio gruppo autonomo è scongiurato, anche se la capogruppo del Pd Grella ha preso le distanze dai cinque. I dissidenti valuteranno nei prossimi giorni.
Dal canto suo il sindaco non si scompone e nella replica ripete ancora una volta che la sede delle questioni politiche si trova in Via Tagliamento e non a Piazza del Popolo: ‘’Non sono un sindaco in ostaggio. Al consiglio chiederò di valutare la mia attività amministrativa e sui fatti capirò chi vuole starci e chi no’’.
Nel mirino dell’assise finisce anche il presidente Petitto. Giordano e Poppa ne hanno chiesto le dimissioni: decida se vuole fare l’arbitro il giocatore. Petitto declina e l’invito e dichiara di aver sempre diretto l’assemblea nel rispetto delle prerogative di tutti. E ricorda che oltre ad essere colui che suona la campanella è anche il primo eletto in termini di voti.
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