Fronte sindacale diviso, e si mette a rischio il confronto con i vertici dell’AMU sulla crisi aziendale. Una situazione in bilico che potrebbe degenerare nella dismissione delle quote societarie o nella liquidazione. Per scongiurare una prospettiva catastrofica, il CdA ha stilato una lista di azioni da render concrete. Purtroppo però venendo a mancare il dibattito fra le parti coinvolte, si dovrà attendere il prossimo 29 ottobre, data di convocazione del nuovo incontro. Intanto, fa fede il verbale di quello svoltosi la scorsa sera, quando al tavolo sono rimasti il Presidente Cavalli, i consiglieri di amministrazione Tonino Ferrante e Marianna Vinciguerra, il direttore di esercizio Gerardo Caccese e il consulente Antonio Fioriello, la Fast – Confsal l’unica sigla sindacale presente con il segretario De Lucia e la RSU Giuseppe Massaro, mentre le altre tre sigle di categoria, Cisl, Cgil e Uil, hanno ritenuto opportuno abbandonare la sede. Alla base ci sarebbe una contrapposizione interna al fronte sindacale. Sempre nel verbale si legge la motivazione, ovvero il non accoglimento della richiesta di un tavolo separato dalla Fast-Confsal. Questo perché la sigla rappresentata da Amerigo De Lucia non ha firmato il contratto collettivo. Andando oltre i contrasti, l’Amu ha comunque reso noto che il deficit strutturale ammonta a 500 mila euro, ed è necessario recuperare almeno un quinto della somma per non pregiudicare le attività e gli sforzi del CdA nel risanare le casse aziendali. Nella sostanza, le proposte esposte sono l’apertura di un confronto sui prepensionamenti, i contratti di solidarietà, l’aumento del ticket di viaggio e la revisione dei contratti di affidamento del servizio di controllo della sosta. Punti su cui si potrebbe aprire una lunga e complessa trattativa, che a ragione dovrebbe avviarsi quanto prima senza lasciar spazio a diatribe che vanno a ledere la serenità dei ventitré dipendenti Amu.
Commenta l'articolo