«I consiglieri di minoranza al Comune di Avellino hanno delle istituzioni pubbliche una visione per definizione opaca: dopo il Comune, ora é la volta della Procura della Repubblica. Ebbene, premesso che le gravi parole di costoro si commentano da sole, essi ignorano, evidentemente che qualsiasi cittadino, persino il Sindaco, può chiedere alla Procura se esistono indagini a suo carico (art.335 c. p. p.) e, quando queste vengono archiviate, può chiedere copia degli atti, versando i relativi diritti. É quello che con il mio avvocato facciamo da qualche tempo, e cioè da quando le opposizioni, invece di confrontarsi in aula con la maggioranza, invocano sistematicamente l' intervento dei Carabinieri, della Polizia e degli organi inquirenti in genere. Cito, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, gli esposti presentati in materia di inquinamento ambientale, sulla procedura di vendita dell’ex Asilo Patria e Lavoro, sull’Azienda consortile delle Politiche sociali, sulle modalità di svolgimento del Consiglio comunale, sull’organizzazione delle commissioni consiliari o sulla delocalizzazione del mercato bisettimanale. Una miriade di “denunce” presentate, annunciate o millantate, che segnano nettamente il modo in cui questa opposizione concepisce la natura del proprio ruolo ed il suo modo di fare politica. Così leggiamo i loro esposti, cestinati dalla Procura all'esito delle indagini. Il bello, o il triste, a seconda dei punti di vista, è che ogni volta che un procedimento a mio carico viene archiviato, il Comune è onerato delle parcelle del mio difensore».
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