Da Mario Pagliaro responsabile "Ambiente e comunità", segreteria provinciale del Pd riceviamo e pubblichiamo:
"Fa bene l’assessore Ruberto, nella sua funzione di amministratore del Capoluogo, ad ascoltare tutti e a rendersi informato di tutte le posizioni esistenti sulle politiche di gestione e smaltimento dei rifiuti.
Fa male chi, in questo, semplificando per scandalismo o populismo, ci vede la conseguente apertura alla realizzazione di “inceneritori” ad Avellino.
Questa, infatti, sarebbe una conseguenza illogica, non per timori “NiMBY" o facile demagogia "ambientalista" ma, semplicemente, per le posizioni nette e condivise assunte dal Partito Democratico con i suoi amministratori, in sede di conferenza programmatica, poi di stesura delle linee guida sull’ATO rifiuti e anche col programma elettorale di Paolo Foti alle scorse elezioni provinciali.
Quando si parla di ciclo “chiuso” dei rifiuti, lo abbiamo scritto e ripetuto, l’onestà intellettuale impone di considerare utili tutti gli strumenti esistenti, dal “sacchetto biodegradabile” al “trattamento termico di rifiuti ai fini dello smaltimento”. La coerenza politica dichiarata, però, di voler, finalmente, porre un limite alla realizzazione di nuove iniziative ad alta irreversibilità ambientale, impone molto di più, ovvero, considerare il “trattamento termico dei rifiuti” l’ultimo step da considerare, in un sistema composto da priorità precise.
Una scala di valori in cui (lo abbiamo “stra-specificato”) i posti di assoluto valore e priorità sono quelli della gestione trasparente, della riduzione della creazione di rifiuti e di una raccolta differenziata spinta, i cui successi raggiunti si misurino con i volumi effettivamente conferiti e non, furbescamente, con quelli banalmente raccolti.
Facendo precedere, con concretezza, questi punti, la costruzione di un termovalorizzatore/gassificatore, diventa, semplicemente inutile, anti-economica. Al punto che l’intero fabbisogno regionale, futuro e pregresso, potrebbe essere ridotto all’impianto già esistente o, al massimo, a quello già in progetto nel salernitano.
Da tutto questo, nasce l’illogicità dei timori avanzati. Sarebbe addirittura incredibile, oggi, giunti finalmente ad una nuova gestione dei rifiuti, non più subordinata alle nefaste convinzioni personali del centrodestra provinciale e regionale ma ad un “ATO rifiuti” nuova, guidata da una persona capace e responsabile, che ci fossero amministrazioni locali, soprattutto riferibili al Partito Democratico, che avviassero in solitaria, avventure che condizionerebbero negativamente l’intera programmazione provinciale in materia di smaltimento dei rifiuti. Perché di questo si tratta.
La criticità di tali impianti, non risiede nel potenziale capaci ma nelle soglie di convenienza economica. Quelle di un impianto di “trattamento termico dei rifiuti”, infatti, sono molto poco elastiche. Questi, per funzionare, hanno costante e necessario “bisogno” di continui apporti di rifiuti. Attuando, invece, l’auspicata, diminuzione della produzione di rifiuti, si andrebbe alla “crisi industriale”. Con tutto quanto ne consegue: crisi occupazionale, mancanza di convenienza alla manutenzione, al mantenimento delle garanzie ambientali.
In sintesi, nel nome di potenziali privatizzazione degli utili si attiverebbero tali criticità sociali, la cui unica soluzione sarebbe solo la ricerca spasmodica di nuovi rifiuti con cui alimentare il "Moloch". Consapevoli che (come successo a Taranto con l’Ilva) una volta avviate iniziative ad alto impatto sociale, diventa impossibile tornare indietro e restano solo possibilità di precari compromessi.
Nel nostro caso, sarebbe lo stop alla differenziata, al compostaggio, al riuso, il via all”importazione di rifiuti extra-provinciali.
Uno scenario che, oggettivamente, non si sposa affatto con le logiche universalmente riconosciute come le uniche concretamente capaci di gestire i nostri rifiuti con impatti ambientali bassi, redditività oneste e processi virtuosi, appunto, la riduzione della creazione di rifiuti, il riciclo, il riuso. Tutti processi, ad impatto “quasi zero” e con impianti ad alta “reversibilità ambientale”.
Sopratutto, i timori paventati, sono uno scenario illogico, anche rispetto al costruttivo approccio dimostrato, dall’amministrazione Foti, nel difficile percorso intrapreso a soluzione delle emergenze pregresse, ricevute in eredità."
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