Il sindaco di Avellino ha comunicato questa mattina la sue decisione di dimettersi da primo cittadino per evitare di inciampare nelle norme sull’incandidabilità e rischiare di non poter correre per un posto in Parlamento. Le sue dimissioni saranno operative già da domani.
Per Galasso le ultime sono state ore di incontri serrati con i suoi consiglieri più fidati, con la maggioranza che lo sostiene e con il partito democratico. In ogni caso, il percorso è segnato. Per candidarsi alle politiche, infatti, i sindaci devono dimettersi 180 giorni prima della fine della legislatura. Dietro l’angolo però ci potrebbe essere una novità. Una volta lasciato palazzo di città, il sindaco ha 20 giorni per ritornare sulla sua decisione. In questo arco di tempo potrebbe esserci una norma del consiglio dei ministri che riduce da 180 a 60 i giorni entro i quali lasciare l’incarico. Galasso ha giocato comunque d’anticipo per evitare di rimanere escluso, ma se la deroga dovesse arrivare nei 20 giorni dopo le dimissioni, potrebbe rimanere al governo della città capoluogo fino al febbraio del 2013. La norma dell’incandidabilità varrebbe anche per la Provincia di Avellino. Per ripresentarsi al senato Sibilia, come Galasso, dovrebbe dimettersi. Ma il primo inquilino di Palazzo Caracciolo non lo farà. Sibilia ha infatti deciso di andare avanti per evitare il commissariamento dell’ente. Dalla sua parte ci sono alcune interpretazioni della legge e pronunce della giunta per le elezioni. La situazione è giuridicamente complessa, solo nelle prossime settimane si saprà se anche Sibilia dovrà fare un passo indietro.
VENEZIA: UN ERRORE LE DIMISSIONI
''Sarebbe stato senz’altro preferibile che il Sindaco Galasso avesse continuato nel suo impegno di primo cittadino di Avellino fino alla conclusione del suo mandato''. Così in un anota Enzo Venezia, dirigente del Pd. ''Dopo ben otto anni di non facile attività amministrativa, vissuti tra mille difficoltà e incomprensioni, ha ritenuto di rassegnare le proprie dimissioni. Da tempo aveva manifestato la sua volontà di candidarsi al Parlamento italiano. Uno dei pochi fortunati, se non l’unico, è stato l’indimenticabile Michelangelo Nicoletti. Pur comprendendo la sua legittima aspirazione, mi appaiono ben chiare le innumerevoli difficoltà che dovranno affrontare il PD e la coalizione che ha tenuto in vita la maggioranza. Ritengo che a questo punto bisogna solo pensare al dopo Galasso, allontanando inutili e strumentali polemiche. Ormai il dado è tratto. E’ evidente che nell’organizzare e nel rinnovare, in maniera credibile, il PD cittadino si rende necessario ricomporre un rapporto serio e costruttivo con tutte le forze politiche che si riconoscono nel centrosinistra. Tutto questo sarà possibile affrontando le grandi questioni nelle quali vive sempre di più la città di Avellino, parlandosi, discutendo e confrontandosi sui temi più urgenti. Lavoro, sviluppo, welfare, ambiente, difesa del nostro essere comune capoluogo, nuove generazioni, anziani, diritti non negoziabili sono i punti essenziali su cui saremo chiamati a misurarci con gli altri partiti del centrosinistra. Dobbiamo avviarci verso un centrosinistra nuovo e aperto; nuovo, perché sappia superare vecchi steccati e vecchie incomprensioni, avendo come unico interlocutore il futuro di questa città. Cosa vuol significare aperto? A mio avviso significa, soprattutto, aperto a tutte quelle associazioni, forze sociali, imprenditoriali, ambientaliste, a quel variegato mondo delle professioni, insomma a tutti coloro che siano disponibili a costruire un’alternativa credibile al centrodestra. Inoltre, se là fuori c’è un mondo moderato che apre pur timidamente gli occhi, sarebbe politicamente sbagliato chiudere la porta ad un possibile dialogo. E’ mio pensiero però – spero condiviso dai più – che il PD e il centrosinistra nel suo insieme non possano essere aperti a chi volesse eventualmente adottare o praticare la strada del doppio forno. In poche parole, ci vuole massima chiarezza politica. O si sta con il centrosinistra o si sta con la destra''.
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