«Il 10 ottobre si discute il ricorso al Tar del Comune di Bisaccia contro la Regione Campania in merito alla questione delle scelte operate sull’ospedale di Bisaccia che di fatti lo trasformano in SPS (Struttura Polifunzionale Sanitaria). La mia opinione è che in caso di bocciatura si ricorra al Consiglio di Stato. Ma voglio essere ottimista fino al pronunciamento finale anche perché in Italia ci sono stati casi simili che hanno visto la condanna delle Giunte regionali per le decisioni assunte».Pasquale Gallicchio, componente ell’esecutivo provinciale del Partito democratico e consigliere comunale di Bisaccia, ancora per l’ennesima volta, richiama l’attenzione sul futuro dell’ospedale di Bisaccia e sullo stato della sanità in Irpinia. Il 10 ottobre andrà in discussione, dopo i tanti rinvii dei mesi scorsi chiesti dalla Regione Campania, una vicenda molto delicata che potrebbe avere conseguenze non solo per le comunità dell’Alta Irpinia. «Nonostante il silenzio che continuo a registrare su questo argomento di massima urgenza – sostiene Gallicchio – resto dell’opinione che la speranza sia sempre l’ultima a morire. Del resto anche le sollecitazioni ricevute da molti cittadini nei giorni scorsi a risollevare il problema Tar mi hanno spinto a riaprire questa piaga molto dolorosa che ha messo a dura prova il coraggio e la voglia di lottare di chi occupa ruoli di responsabilità a qualsiasi livello, facendo registrare molto spesso soltanto un senso di rassegnazione o peggio ancora di indifferenza. Ma voglio dare ossigeno al mio ottimismo e far notare come in altre occasioni il Tar ha dato ragione alle amministrazioni che si sono opposte alla trasformazione dei piccoli ospedali. Inoltre, quando è andata male è stato il Consiglio di Stato ad affermare la vittoria delle amministrazioni. Solo qualche esempio, che ho già riportato mesi fa all’attenzione dei cittadini altirpini. L’ospedale “Padre Pio” di Bracciano. La Regione Lazio aveva deciso di trasformarlo in struttura territoriale, come del resto è avvenuto per il “Di Guglielmo” di Bisaccia, ma il Tar ne ha ordinato la riapertura. Ma un altro elemento interessante è dato dal fatto che in altri casi simili, ossia di piccoli ospedali chiusi, il Tar o il Consiglio di Stato hanno dato ragione ai cittadini e alle amministrazioni locali che si sono opposte alla chiusura. In Abruzzo, per esempio, nel maggio 2011 il Tar ha annullato il taglio di cinque ospedali previsto dal programma di rientro. Esempi che ci fanno sperare per l’esito del ricorso al Tar proposto dal Comune di Bisaccia contro la chiusura dell’ospedale “G. Di Guglielmo”. Come partito abbiamo sempre sollecitato e creato anche le occasioni per un richiamo forte a non abbassare la guardia, pur coscienti di essere di fronte ad una battaglia lunga, estenuante e logorante. Eppure, al contrario di chi ha preferito posizioni politiche di comodo l’ospedale di Bisaccia non merita il destino a cui è stato condannato. Come circolo l’avevamo annunciato il giorno dell’inaugurazione della SIREstensiva, che dopo le passerelle sarebbe calato il silenzio. Così è avvenuto. Noi restiamo convinti che sia ancora possibile invertire la marcia soprattutto perché le Unità operative di medicina e lungodegenza sono ancora funzionanti a pieno regime presso il “Di Guglielmo” e perciò possono continuare ad esistere a Bisaccia mentre sul versante della riabilitazione e delle malattie neurodegenerative la struttura bisaccese può diventare un punto di riferimento e una eccellenza».In chiusura Gallicchio commenta la situazione dell’emergenza-urgenza. «PSAUT a Bisaccia e riordino del sistema dell’emergenza. Due importanti casi che si intrecciano ma che nella proposta del direttore generale hanno ben presto presentato molti limiti. Del primo si parla da molto tempo ma non se ne vede traccia. Le uniche cose viste all’ospedale di Bisaccia, o meglio che non si vedono più, sono diversi servizi accorpati all’ospedale di S.Angelo dei Lombardi, per il quale non vedo un futuro positivo per le promesse fatte e non mantenute. Per il sistema dell’emergenza si parte male perché ancora una volta vince la logica dei tagli e del calcolo ragionieristico nonostante i venti milioni di attivo dell’Asl di cui si è persa traccia. Ma di questo dovrebbero occuparsene i consiglieri regionali nel cambiare una legge che penalizza soprattutto la nostra provincia in materia di sanità».
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