"Il sistema sanitario regionale, è stato profondamente rimodellato dai vincoli e dai condizionamenti economici imposti dal quadro di razionalizzazione della spesa pubblica - così il una nota il Segretario provinciale Fpcgil Medici, dottor Pasqualino Molinario -. Ciò ha prodotto un effetto concreto: la revisione, al ribasso, dell’impegno delle strutture preposte nella produzione di benessere, in una dinamica sempre più “restrittiva” di capacità di cura e di efficacia. E’ necessario, allora, introdurre una svolta: si deve pervenire a scelte che permettano sia alle istanze sociali, sia ai vincoli di bilancio di trovare un corretto equilibrio e di entrare in sintonia con i valori della persona, con l’obiettivo di coniugare efficienza ed equità. Dare, quindi, spazio alla dimensione etica della sanità, per uscire dai ristretti ambiti dell’economicismo e dei modelli organizzativi consequenziali e tornare alla ragione delle scelte, alla complessità del soggetto-cittadino verso cui le scelte sono orientate ed a cui si rivolgono. Bisogna assolutamente partire da un assunto : il problema non è, solo, “quanto si spende?” ma piuttosto “come si spende?”. La questione riguarda, certo, il contenimento dei costi all’interno delle singole aziende ma investe anche scelte strutturali che riguardano l’intero Sistema Sanitario Regionale. Manca una visione sistemica; ciò è reso evidente dalla mancanza di un disegno complessivo e graduale di riassetto e dall’assenza di un uso “lungimirante “ della programmazione. I piani di rientro (dalla DGRC 1843/2005 e ss.), sebbene abbiano provocato un rallentamento del tasso di crescita, non hanno agito sulle cause strutturali del disavanzo regionale, deprimendo aspettative e non centrando gli effetti sperati. Esso, al dunque, conduce ad un funzionamento peggiore, alla carenza ed alla riduzione dei servizi per i cittadini (dai LEA ai LMA), alla riduzione dei livelli occupazionali. Il quadro si aggrava se pensiamo anche alla contrazione delle retribuzioni dei lavoratori ed all’inasprimento della tassazione di settore. Inoltre, si prevedeva la disattivazione di reparti e dismissioni di P.O. senza prevedere, nel frattempo, l’attivazione sui territori di nuovi servizi (da realizzare attraverso un preciso crono programma e con definiti finanziamenti) idonei a favorire la riconversione dei P.O. e la riqualificazione e qualificazione professionale degli operatori (allo scopo di adeguarne le competenze). Bisogna invece - continua Molinario - capovolgere la prospettiva OSPEDALOCENTRICA e rafforzare il sistema dell’emergenza e delle cure territoriali; implementare un compiuto percorso di Integrazione sia nella rete assistenziale (tra pubblico e privato in misura collaborativa e non competitiva) mantenendo un forte presidio pubblico della programmazione e soprattutto tra enti (AA. LL e AA. SS. LL.)per rendere, veramente esigibili, interventi di politica socio-sanitaria. Il Distretto Sanitario deve essere riconosciuto come punto di incontro tra la domanda di salute dei cittadini e l’offerta di cure, in una prospettiva “olistica”, capace di intercettare i bisogni e di “accoglierli” in un percorso di cura individuale, sincronico ed adeguato. L’enorme patrimonio di conoscenza, esperienza e capacità dei nostri operatori sanitari deve essere pienamente valorizzato, potenziato e gestito con trasparenza, con merito e non può essere più oggetto di pesanti mortificazioni e limiti gestionali. La Sanità in Campania non deve essere soltanto una variabile finanziaria da contenere ma anche, e soprattutto, un’incredibile opportunità di sviluppo economico ed una condizione di coesione sociale. La strada può essere un’altra: intervenire sugli sprechi in ciascun ambito e settore, evitare duplicazioni di strutture, avviare un processo che renda protagoniste le risorse umane piuttosto che deprimerle, implementare processi di razionalizzazione attraverso categorie oggettive che tengano in equilibrio il rapporto territorio/densità di popolazione, strutture di base e di eccellenza, rendere realmente integrati i processi di accorpamento con economie di scala effettive e non virtuali .Intanto, la predisposizione di un progetto alternativo – naturalmente anche più puntuale e specifico – non può farci perdere di vista la necessità di intercettare e rappresentare il disagio che monta nelle comunità, tra gli utenti e tra gli operatori", conclude il dottor Molinario
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