I toni sono pacati, le parole misurate, ma la sostanza non cambia: lo scontro tra penalisti e Procura della Repubblica c'è: ''Deriva giustizialista, errore procedurale, abuso''.
Così gli avvocati definiscono il provvedimento attraverso il quale Procuratore e Pm hanno disposto l'arresto di due funzionari del comune di Avellino, Paolo Pedicini e Domenico Piano, che avrebbero, secondo la denuncia di un abusivo, intascato denaro, all'interno del comune, 2700 euro, per garantire la consegna di un alloggio pubblico in barba alle graduatorie.
I due furono arrestati sabato 17 ottobre con l'accusa di concorso in corruzione: arresto immediato, senza passare per il Gip, decise la Procura, perchè sussisteva il pericolo di fuga. Piano venne fermato all'Expo di Milano, dove era in visita con la famiglia, e Pedicini a casa sua, a Montesarchio.
I due sono stati poi scarcerati nel giro di 48 ore perchè, come deciso dai giudici di Milano e Benevento, il pericolo di fuga era infondato. Da qui la dura presa di posizione della Camera penale irpina, guidata dall'Avvocato Gaetano Aufiero, che insieme ai legali dei due indagati, ha tenuto una conferenza stampa per difendere i principi della civiltà giuridica. Per Aufiero siamo di fronte ad una anomalia preoccupante: ''Non si può arrestare un indagato senza che un giudice abbia valutato la richiesta della Procura''. Il penalista giudica anomala anche la conferenza stampa tenuta dal procuratore Rosario Cantelmo immediatamente dopo gli arresti, quando i due fermi non erano ancora stati convalidati. In quell'occasione Cantelmo disse che dal punto di vista criminale Avellino non si fa mancare niente. Ma ciò, sottolineano i penalisti, anche se fosse vero, non può giustificare l'utilizzo di misure ''pre-cautelari''.
E parlano per la prima volta anche i legali dei due funzionari indagati, respingendo ogni addebito e sostenendo che i loro assistiti hanno subito danni gravissimi.
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